I traguardi lontani di Montezemolo

Luca Cordero di Montezemolo segna la fine del 2005 con una presa di posizione appariscente sul Sole 24 Ore di ieri, ricca di considerazioni economico-morali, con la solenne proposta di una Costituente economico-istituzionale per guidare il riscatto dell'Italia, con tante indicazioni a governo e opposizione. Usciti di scena Stefano Ricucci, Sergio Billè e Antonio Fazio, il presidente di Confindustria si sente forte, convinto di poter riprendere un'iniziativa a più largo raggio di cui, per la verità, non sono ancora chiari tutti gli obiettivi.
In effetti dopo un anno e mezzo di governo dell'associazione degli imprenditori, la rotta montezemoliana non sembra ben fissata. Si nota un comportamento ondivago nelle dichiarazioni del numero uno di viale Astronomia: l'analisi dell'economia italiana varia dal pessimismo al cauto ottimismo in periodi di tempo troppo brevi. Persino la legge elettorale viene considerata ora variabile da non drammatizzare, ora sciagura disgregatrice.
Montezemolo, molto simpatico all'opinione pubblica, dovrebbe soprattutto evitare di apparire strumentale nei suoi cambi di umore. Accentuare gli attacchi al governo, quando in qualità di presidente della Fiat si cerca di portare a casa un provvedimento improprio, una mobilità lunga sostanzialmente dieci anni per duemila (ma c'è chi parla di diecimila) dipendenti Fiat, una sorta di prepensionamento che scarica costi sullo Stato e differenzia gli aiuti alla società torinese rispetto alle altre imprese, non solo è inelegante ma corre il rischio di alimentare diffidenze profonde che possono creare difficoltà anche nella conduzione di Confindustria. Non mancano imprenditori che riflettono, infatti, su che cosa il nuovo presidente ha «portato a casa». L'ispido Antonio D'Amato nei primi mesi del suo mandato aveva ottenuto provvedimenti di peso sia sul «lavoro a termine», sia in vista della futura legge Biagi, sia sostegni nelle Finanziarie 2002 e 2003. Certo, aveva anche inasprito i conflitti sindacali. Però la cauta gestione montezemoliana finora, se ha un po' sedato gli scontri con la Cgil, ha indebolito strategicamente le carte contrattuali del fronte imprenditoriale. E un importante accordo come quello con i metalmeccanici sarà concluso (se sarà concluso) senza risolvere questioni strategiche sul fronte della produttività.
Si dirà che la fermezza di Montezemolo è stata almeno decisiva per far dimettere un Antonio Fazio che «discreditava l'Italia in tutto il mondo». Però, proprio la difesa di Fazio contro D'Amato fu uno dei punti programmatici fondamentali nella conquista della presidenza confindustriale da parte di Montezemolo. Forse il presidente di Confindustria dovrebbe trattare la vicenda di Bankitalia anche con un minimo di autocritica.
In generale, poi, mentre all'inizio di un mandato presidenziale si perdonano appelli generalistici, ora sarebbe il momento di parlare maggiormente con gli atti: innanzi tutto con una gestione più puntuale - come si scriveva - delle vicende contrattuali.

Essere riferimento di gran parte della grande stampa, può portare a credere di disporre di una potenza illimitata. Ma è una sensazione che può rivelarsi sbagliata. Soprattutto quando si ha a che fare con industriali abituati a tenere conti precisi dei propri interessi.

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