I vescovi: «Umanità offesa ma questa Italia non ha colpe»

RomaL'Occidente «chiude gli occhi» di fronte alle stragi di immigrati che avvengono nel Mediterraneo, fingendo di non sentire le grida, come molti fecero al tempo della deportazione degli ebrei. Parole forti e paragoni che fanno accapponar la pelle quelle che il quotidiano cattolico Avvenire mette in prima pagina, commentando la tragedia avvenuta nel mare di Lampedusa. La morte degli immigrati eritrei che cercavano di raggiungere la Sicilia una «grave offesa all’umanità e al senso cristiano della vita», commenta l’arcivescovo di Capua, Bruno Schettino, presidente della commissione Cei per le migrazioni. Mentre il vescovo di Agrigento, Francesco Montenegro collega la tragedia del mare con «la cultura dell’allontanamento e della non-accoglienza», definendo «assurda una legge che chiude porte e finestre e non tiene conto della situazione e della sofferenza di tanta gente».
A leggere i titoli e le sintesi delle dichiarazioni, sembra che la Chiesa italiana sia partita lancia in resta contro l’attuale governo addebitandogli anche il mancato soccorso verso i poveri fuggiaschi alla deriva. Lo confermano alcuni commenti politici, come quello espresso dal responsabile educazione del Pd Beppe Fioroni, il quale applaude al richiamo della Cei e parla del «ricatto di una forza politica», la Lega, attribuendo indirettamente quanto è accaduto alla paura generata «dall’introduzione del reato di immigrazione clandestina».
A ben guardare, però, la posizione della Chiesa è più articolata. Monsignor Schettino, eletto alla commissione per le migrazioni all’ultima assemblea della Cei, dopo un dibattito acceso durante il quale si sono confrontate due diverse posizioni, appartiene all’ala dell’episcopato moderata e meno incline a tirar bordate quotidiane al governo. Si percepisce, ha detto il vescovo di Capua, «un senso di povertà dell’umanità, non c’è attenzione verso l’altro, verso gente che è in fuga dalla guerra, dalla miseria, dalla povertà, in cerca di serenità e di pace». Del resto, a leggere con attenzione l’editoriale di Avvenire, firmato da Marina Corradi, si vede come siano citate «navi da crociera, traghetti e yacht dei ricchi» (e non è detto che battessero tutti la bandiera della Padania), che avrebbero incrociato nell’affollato mare d’agosto il gommone con i profughi girandosi dall’altra parte, invece di soccorrerli come doveroso («Il dovere del soccorso» è il titolo de L’Osservatore Romano in edicola ieri pomeriggio) e come previsto dalle leggi.
«Il problema sono i mercanti di carne umana - dichiara al Giornale il vescovo di San Marino e Montefeltro, Luigi Negri - che si fanno strapagare. Un richiamo all’umanità di tutti è sacrosanto, ma il problema non si risolve con il pattugliamento di polizia del Mediterraneo da parte di Italia, Francia e Spagna, quanto piuttosto cercando di incidere sui governi locali. Non ha senso attribuire la responsabilità di quanto è accaduto al governo italiano o alla nostra Marina. La vera e più grande disumanità, va ribadito, è quella di chi organizza questa tratta degli schiavi e quella di chi non fa nulla per fermare questo turpe commercio di profughi. Poi c’è il problema del mancato soccorso da parte delle imbarcazioni che in questi giorni non possono non aver incrociato la zattera dei fuggitivi eritrei. Questa è però una domanda che ci deve chiamare in causa tutti, da non strumentalizzare per giochi politici».
All’assemblea generale della Cei, lo scorso maggio, i vescovi italiani avevano dibattuto sul «pacchetto sicurezza» e in particolare sui respingimenti.

Tra i più critici con il governo, il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, insieme con i vescovi di Pavia, Giovanni Giudici, e di Lodi. Di segno diverso, invece, gli interventi dello stesso Schettino (poi eletto alla presidenza della commissione sulle migrazioni), di Negri e del cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra.

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