È Iaquinta l’uomo nuovo della Signora

Una doppietta dell’attaccante di scorta apre la strada al trionfo bianconero. Roma troppo in emergenza per durare: il pari di Loria resiste solo 7 minuti. Di Mellberg e Nedved le altre reti. I giallorossi disastrosi in difesa

È Iaquinta l’uomo nuovo della Signora

Roma Grazie Roma, lo dice anche la Juve. Il campionato non racconta storie: la Signora merita il secondo posto e la Roma racconta la solita storia. Stavolta punita dall’anima killer di Vincenzo Iaquinta, doppietta che vale qualche sofferenza di stagione. Doppietta al tecnico che potenzialmente lo ha allevato. Quattro gol della Juve dicono: Inter noi non molliamo. E’ l’unica fiammella che tiene ancora vivo il campionato. Lo spirito Juve sta tutto in quel sinistro rabbioso e carico di qualità mollato da Nedved per arrotondare il successo. Con certa gente puoi sfidare chiunque vuoi. E la Juve ha deciso di continuare a provarci. La Roma ha fatto gioco, la Juve segnato gol, la Roma ha illuso, la Juve non ha badato all’estetica. Spalletti continua a non battere la Juve in campionato, ma stavolta ha qualche scusante.
Quasi 60mila persone per una storia d’altri tempi. Questo Roma-Juve è stato recita da seta grezza più che seta fina. Peccato, perché il pubblico dell’Olimpico ha fatto assaporare le sensazioni della grande sfida. Ma poi? Cosa chiedere alle squadre? Juve più completa, con qualche chicca nelle scelte: non Nedved ma Giovinco, non Trezeguet ma Iaquinta. Idee già viste, stavolta confermate e con buoni risultati. La pulce fa molto fumo, ma quando arriva l’arrosto è di buon sapore. Davanti a difese larghe e spazi desertici trova la sua dimensione. Quando il calcio è più fisico, e le difese più agguerrite, resta pulce. Ieri ha infilato l’assist per Iaquinta, sfruttando le svagatezze romaniste. Perfetto! Soprattutto quando l’attaccante ha trovato la perfezione del tiro. Si, d’accordo, bisognerebbe chiedere a Doni se c’era bisogno di un fisico nucleare per capire dove Iaquinta avrebbe tirato...
E qui veniamo alla Roma che si è presentata al minimo storico delle disponibilità: 11 assenti, 7 per infortunio, 4 per squalifica, panchina composta da cinque Primavera e due nonni (Montella e Zebina), in campo Filipe, un ragazzino brasiliano di 22 anni che, in due anni, ha giocato solo 22 minuti, perché ha passato la gran parte del suo tempo tra infermeria e sala rieducazione. Cosa pretendere? Tanta voglia di non mollare. E tanto la Roma ha regalato. Più pericolosa della Juve fino al primo gol, e così pure dopo averlo subito. Menez e Riise hanno provato a far male partendo da sinistra, Chiellini ha messo il piedone su un pallone che Tonetto poteva infilare in gol e Grygera ha deviato un tiro di Vucinic che aveva proprio una brutta faccia.
In mezzo a questo scoppiettar di colpi a salve, le due facce delle squadre: Juve troppo anonima a centrocampo e in difficoltà difensiva. Roma più brillante e reattiva ma senza grande forza di penetrazione. Il gol di Loria è stato compendio di queste sensazioni: corner di Mexes, Salihamidzic e Tiago a guardare, Loria ha girato facile un sinistro come fosse un Ronaldinho.
Dopo quel gol si poteva pensare di tutto, ma non che la Juve mollasse. Ed infatti le ultime scintille romaniste hanno risvegliato le tensioni bianconere. Il naufragio del giocare difensivo della Roma è stato totale: Iaquinta ha anticipato Mexes di testa ed ha completato l’opera di demolizione (poi impreziosita da un salvataggio difensivo).

Mellberg ha riscattato le mediocrità difensive con un bel colpo di testa, Nedved è entrato ed ha sparato il sinistro che raramente perdona la Roma (ha una bella serie di reti all’attivo). Del Piero si è mangiato un gol che anche un bambino dell’asilo…. Cinque tiri 4 reti: sintesi cruda ma efficace. Roma e Juve ci hanno raccontato così il loro stile calcistico.

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