Commozione ieri nel palazzo della Città metropolitana per la cerimonia che ha voluto ricordare a 46 anni dal suo barbaro omicidio l'avvocato Enrico Pedenovi, il consigliere dell'Msi trucidato mentre usciva da casa in viale Lombardia da un commando di comunisti di Prima Linea. Un'esecuzione pianificata dopo che, come spesso succedeva in quegli anni, era stato schedato e il suo nome inserito nella lista dei «militanti neofascisti» pubblicata su Lotta Continua, il giornale dell'omonimo movimento politico. Alla commemorazione hanno preso parte, oltre ai rappresentanti della Città metropolitana, le figlie di Pedenovi Gianna e Beatrice, esponenti di Fratelli d'Italia tra cui l'assessore regionale alla Sicurezza Romano La Russa e l'europarlamentare Carlo Fidanza. «Il confronto politico ogni giorno lo viviamo come passione, ma non deve mai scadere nella violenza che va sempre condannata - le parole del vicesindaco della Città metropolitana Francesco Vassallo - Questi sono atti che dobbiamo condannare e di cui va fatta memoria per consegnare ai giovani un modo di confrontarsi che trascenda dalla violenza». La Russa ha portato il suo ricordo: «Potevano colpire chiunque, ma mai avremmo immaginato che colpissero proprio lui, l'uomo forse più mite di tutto l'Msi e che in qualunque momento era pronto a spendere se stesso per gli altri. Lo hanno ucciso estremisti comunisti che in quegli anni hanno invaso tutta l'Italia, facendo scorrere sangue e provocando odio. Un periodo in cui i giovani appartenenti alla destra lottarono strenuamente per difendere le proprie idee e opporsi, quasi da soli, alla cultura politica della sinistra allora imperante e spesso egemonica. Oggi la memoria di Pedenovi e il dolore per il suo tragico omicidio sono ancora vivi, la sua vicenda sia un insegnamento per le nuove generazioni affinché periodi drammatici come quelli degli anni Settanta non possano più tornare. Noi allora lo ripudiammo quell'odio e lo facciamo anche oggi». Intense anche le parole di Dario Vermi che nel 1976 prese il posto di Pedenovi in Consiglio. «È stato un grande uomo, un bravo politico e un ottimo consigliere provinciale».
E ieri anche il ricordo di Sergio Ramelli fatto in Senato dal presidente Ignazio La Russa e alla Camera da Riccardo De Corato. «Perse la vita da innocente, colpito sotto casa e sotto gli occhi della madre, per un odio politico che sono certo tutti rigettiamo da qualunque parte provenga e che ci auguriamo non debba trovare spazio nel nostro Paese, né dovunque» ha detto La Russa prima del minuto di silenzio osservato dall'Aula per ricordare il militante del Fronte della Gioventù sprangato da Avanguardia operaia. Oggi alle 15, alla cerimonia ai giardini a lui dedicati dalla giunta Albertini in via Pinturicchio, parteciperanno come ogni anno Ignazio La Russa, per la prima volta come seconda carica dello Stato e il sindaco Giuseppe Sala e la deputata Paola Frassinetti che nella ricorrenza delle sprangate ha portato un mazzo di fiori alla targa che ricorda Ramelli nella sua scuola, l'istituto Molinari. Con La Russa che, come carica più alta avrebbe il compito di deporre la corona e invece affiderà a Sala il compito come gesto di riconciliazione tra destra e sinistra.
In serata, invece, il tradizionale raduno dei diversi
movimenti in piazzale Gorini per dare vita all'evento che ricorda oltre a Ramelli e Pedenovi anche l'eroe di guerra Carlo Borsani ammazzato dai partigiani a guerra finita e che si concluderà in via Paladini davanti al murale.
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