Immigrazione, giro di vite Ue: lotta più dura ai clandestini

Ciascun Paese dovrà decidere il proprio fabbisogno e stabilire da solo le sue quote di stranieri. Lotta più dura ai clandestini ma porte aperte per i "cervelli". Con la Carta blu non ci sarà nessun vincolo per laureati e specializzati Sacconi: ma per due anni ingressi limitati solo a badanti, infermieri e colf

Immigrazione, giro di vite Ue: 
lotta più dura ai clandestini

Via libera dell’Europarlamento a stragrande maggioranza alla «blue card», il permesso d’ingresso nei Paesi Ue senza vincoli temporali stringenti per laureati e specializzati. Uno dei puntelli del Patto europeo per l’immigrazione e l’asilo, lanciato nel giugno scorso da Nicolas Sarkozy come priorità del semestre francese di presidenza dell’Unione. Così, dopo la direttiva sui rimpatri, che attende il varo in alcuni dei 27 Paesi dell’Unione (in Italia è già preventivato nella Bossi-Fini), si è passati al secondo pilastro della nuova politica comunitaria senza troppi problemi, visto che anche l’estrema sinistra, favorevole ad una completa apertura delle porte, si è astenuta.

Comincia insomma a prender forma concreta la linea che i francesi hanno chiesto di adottare a giugno e che si è poi saldata con il voto dei capi di Stato e di governo a Bruxelles dello scorso ottobre. L’intesa, suffragata anche da un apposito vertice dei ministri degli Interni dei 27, prevede un inasprimento della lotta all’immigrazione clandestina e anche un giro di vite sulle richieste abusive di diritto d’asilo. Cinque - secondo quanto si leggeva a suo tempo nelle indicazioni fornite dall’Eliseo - i principali impegni presi dai 27 Stati dell’Unione europea. Innanzitutto organizzare l’immigrazione legale tenendo conto del fabbisogno e della capacità di accoglienza di ogni Stato membro (e in questo quadro andava inserito il varo della «blue card» approvato ieri dall’Europarlamento). In seconda battuta, rafforzare la lotta contro l’immigrazione clandestina assicurando il ritorno ai loro Paesi d’origine o verso Paesi di transito degli stranieri in situazione irregolare, mentre una loro regolarizzazione sarà presa in considerazione solo per motivi umanitari, con una valutazione caso per caso, senza più dunque nessuna sanatoria. Terzo, rafforzare l’efficacia dei controlli alle frontiere e del pattugliamento delle acque, questione ancora aperta con alcuni Paesi africani. Quarto, elaborare una procedura d’asilo comune, garantendo protezione ai rifugiati politici, ma rafforzando i controlli sulle richieste abusive. Infine, creare un sistema di partenariato tra i Paesi dell’Ue e quelli di origine degli immigrati.

In attesa che tutte le norme siano definite e poi applicate dai soci Ue, a questo punto la «carta blu» diviene concreta e ogni Paese potrà definire quanto aprire le porte e a chi.

E in proposito è dell’altro giorno una presa di posizione del ministro italiano del Welfare Maurizio Sacconi, secondo cui il governo intende disporre «un numero limitato di ingressi soltanto per coloro che presentano un contratto di collaborazione familiare, con particolare riguardo alla cura delle persone non autosufficienti oltre, ovviamente, agli infermieri, alle alte professionalità e ai lavoratori stagionali nell’agricoltura e nel turismo». Niente da fare invece, secondo il ministro, per i lavoratori destinati alla produzione industriale o alle costruzioni.
AMC

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