Le apparecchiature di controllo sui gas di scappamento si stanno rivelando inadeguate. Per i vecchi opacimetri, in particolare, sembra arrivato il momento della pensione. Non è raro che si parli di valori dei fumi anche di 10 volte superiori: la differenza che passa tra un veicolo diesel che monta un filtro anti-particolato e un altro dove sia stato staccato.
A «Viva lAuto», evento che si è svolto recentemente a Firenze, Andrea da Lisca, direttore generale di Dekra Revisioni, nel presentare i risultati di una ricerca sui sistemi di post trattamento sugli inquinanti dei veicoli diesel condotta dal gruppo a livello europeo con test anche in Italia, ha ripreso un tema particolarmente sentito non solo dagli organizzatori della manifestazione, ma da tutti coloro che si sono convertiti a uno stile di vita più «eco-sostenibile»: la qualità dellaria che respiriamo, unita alla correttezza delle informazioni veicolate, che si traduce poi in quei numerini sui valori degli inquinanti che testimoniano una nostra scelta più o meno virtuosa in tema di mobilità.
Da Lisca ha spiegato che «la tecnologia di controllo oggi in uso, i cosiddetti opacimetri da un lato, e la soglia di tolleranza indicata dai costruttori come limite massimo di emissioni a norma dallaltro, stanno permettendo la circolazione sulle strade a mezzi che sulla carta hanno un livello di particolato vicino a zero, ma che in realtà sono solo riusciti a ingannare il sistema di controllo che tecnicamente non è in grado di leggere la concentrazione di polveri tanto sottili».
La ricerca e i risultati emersi a seguito dei test compiuti su oltre mille veicoli di fascia compresa tra Euro 2 ed Euro 5, sono confluiti in un Position Paper che Dekra ha presentato allUe insieme ad altre organizzazioni tecniche riunite nella Task Force «Emission 2010».
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