Indù e musulmani, pace sul filo di seta

«Con il mio lavoro ho constatato che persone di diversa religione possono convivere senza conflitti »

Indù e musulmani, pace sul filo di seta

Le tensioni fra induisti e musulmani sono una delle costanti della vita indiana, un fenomeno che si è esteso anche in alcuni Paesi europei in seguito ai flussi migratori sempre più massicci. Come in Inghilterra, dove sono aumentati gli scontri sociali a sfondo etnico tra pakistani islamici contro indiani induisti che danno sfogo sul suolo inglese ad antichi rancori. Ma in India non è sempre stato così, come racconta la designer Sabrina Messineo, «cittadina del mondo», 29 anni, nata ad Algeri da madre indiana «induista laica» e da padre siciliano «cattolico moderato». Sabrina, figlia di due culture diverse («mi hanno resa molto più aperta nei confronti degli altri»), è cresciuta a Milano, ha studiato letteratura e lingue moderne all’Università di Bergamo e da un anno ha aperto in città un delizioso atelier che propone collezioni dedicate alla casa e alla persona, tra cui abiti, pigiami, caftani, cuscini, tovaglie, trapunte, teli décor e non solo, realizzati in cotone, mussola e seta made in India. Tutti rigorosamente stampati a mano («Les Indiennes TexStyles», via Ausonio 7. Tel. 02-45497563).
«Nel corso dei secoli in India ci sono stati periodi di buona convivenza tra etnie e religioni diverse - spiega la ragazza -. Ancora oggi esistono realtà analoghe. L’ho potuto constatare di persona grazie al mio lavoro». Sabrina si reca infatti più volte all’anno nel Rajasthan per realizzare le sue collezioni che coniugano modernità e tradizioni millenarie.
Chi sono le persone con cui lavora?
Sono artigiani di una volta, capaci di rielaborare l’antica tecnica della stampa manuale con i blocchi di legno puntando sull’utilizzo del colore. Io porto la mia creatività, loro la tecnica e la manualità. È uno scambio dove tutti hanno da imparare qualcosa. La cosa affascinante è che gli incisori dei blocchi di legno sono musulmani, mentre gli stampatori sono indù. Sono due saperi che si fondono per ottenere un risultato comune. Un esempio di collaborazione alla faccia di chi fomenta i conflitti e l’odio sociale.
Il fatto di essere metà indiana la facilita sul lavoro?
L’India è fortemente attaccata alle sue tradizioni, ma la grande trasformazione economica in atto e di cui tanto si parla fa sì che sempre più persone, anche straniere, siano operative nelle imprese, e quindi accettate. E poi, come dicevo prima, l’India è da sempre un Paese tollerante nonostante i conflitti interni che esistono come ovunque nel mondo.
A Milano ha più amici italiani o indiani?
Forse più italiani, ma ho amici di varie nazionalità. La comunità indiana a Milano è molto vasta e ben integrata, con eccellenze in diversi campi, soprattutto nella ristorazione. Inoltre molti studenti indiani arrivano per frequentare l’università e avere nuove esperienze. Del resto le nuove generazioni sono abituate a spostarsi e a viaggiare.


Cosa pensa del boom economico indiano?
L’India è una miniera di risorse: cultura, artigianato, tecnologia e turismo. L’Occidente potrebbe attingere a questo patrimonio e cogliere nuove opportunità per favorire un reciproco scambio produttivo, economico e creativo. Confido molto nei giovani della mia età.

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