Indulto, stupratori scarcerati per sbaglio

Algerino sorpreso a spacciare droga a poche ore dalla liberazione

Mimmo Di Marzio

Temporali d’agosto, le città si svuotano e le patrie galere pure. Truman Capote, il drammaturgo autore di «A sangue freddo», avrebbe di che ispirarsi in questa estate italiana cominciata sotto il segno dell’indulto. Il clima vacanziero, il caldo afoso, gli appartamenti incustoditi certo non contribuiscono alla redenzione, e allora ogni nuovo giorno fa registrare cronache di misfatti e vendette annunciate tra le fila dei 15mila beneficiati da insperata clemenza.
Come se non bastasse, ad ispessire l’atmosfera ci pensano le sviste delle procure che, nella fretta di applicare la legge, aprono le celle anche ai detenuti sbagliati. È successo a Brescia dove ieri è scattata la caccia all’uomo per un gruppo di malviventi «di elevata pericolosità sociale» rimessi in libertà senza avere i diritti di beneficiare dell’indulto. In tutto sei persone, otto secondo voci non confermate, tra italiani e stranieri che stavano scontando pene per reati sessuali, spaccio di stupefacenti e sequestro di persona. Nel dare l’annuncio, la procura lombarda ha comunicato che quattro del gruppo sarebbero già stati riacciuffati, ma i contorni della vicenda restano inquietanti. In queste ore, polizia e carabinieri stanno passando al setaccio la provincia di Brescia alla ricerca di un marocchino di 25 anni, condannato per stupro e di un cinese di 34 anni, condannato per sequestro di persona.
Dei quattro italiani, considerati anche loro tutti di elevata pericolosità sociale, tre erano in carcere per reati sessuali e uno per spaccio di sostanze stupefacenti. Quest'ultimo è stato arrestato nel 1999 nel corso di un'operazione dei carabinieri di Brescia che aveva portato al sequestro di 10 chili di cocaina purissima per un valore sul mercato di diversi miliardi di lire. Il procuratore capo di Brescia, Giancarlo Tarquini, non ha nascosto l’imbarazzo per le errate scarcerazioni, in parte giustificate dalla vasta mole di lavoro a cui il provvedimento di legge ha obbligato in queste giorni gli uffici giudiziari. «Penso - ha commentato il magistrato titolare di molte inchieste importanti - che tutto ciò sia potuto avvenire per la gran massa di provvedimenti che si sono dovuti esaminare in tempi molto brevi. Tuttavia mi auguro che presto anche gli altri malviventi vengano riarrestati».
Nei giorni scorsi, per sdrammatizzare, il guardasigilli Clemente Mastella aveva definito «statisticamente non preoccupanti» gli effetti collaterali della maxiscarcerazione. Ma anche ieri non sono mancati episodi preoccupanti. Come il caso del pregiudicato Luca D., rientrato nel carcere di Bergamo dopo neppure 24 ore per aver scatenato una rissa conclusasi con resistenza a pubblico ufficiale, o come quello del 23enne algerino sorpreso a spacciare droga nelle vie di Livorno a poche ore dalla scarcerazione, o come quello del trentenne napoletano Antonio Polichetti finito in manette a Napoli per aggressione e rapina ai danni della madre, lo stesso reato di cui era stato graziato.

Non mancano neppure casi curiosi, come quello di un marocchino appena uscito dal carcere di Sassari che ha bloccato il traghetto Porto Torres-Genova pur di imbarcarsi senza biglietto, o come quello di un trentatreenne napoletano deciso a festeggiare l’avvenuta liberazione con una vacanza a Ischia ma che si è visto presentare il foglio di via dai carabinieri dell’isola per la sua pericolosità. L’estate, comunque, è lunga.

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