Infibulazione, il Comune dice «mai +»

Al via la campagna di sensibilizzazione sulla mutilazione genitale femminile. L'assessore alla Salute di Palazzo Marino per la prima volta affiggerà in città mille manifesti a partire da sabato per la giornata internazionale dedicata a questo tema

Sabato si celebra la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (MGF) che si propone di collocare l'intangibilità del corpo femminile tra i diritti umani irrinunciabili e inalienabili. Il Comune di Milano, per la prima volta, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sul tema che durerà fino all'8 marzo - festa della donna - con l'affissione di 1000 manifesti 70x100 in tutta la città.
«Insieme per dire mai +» è lo slogan della campagna che, assieme ad altri progetti messi a punto dall'Assessorato alla Salute rivolti soprattutto ai genitori immigrati, ha lo scopo di porre l'attenzione, stimolare la discussione e il confronto su un fenomeno culturale che, proprio in conseguenza dell'intensificarsi dei flussi migratori, è sempre più presente in Italia, in Lombardia e a Milano, seppure troppo ignorato.
L'Italia è la nazione europea con il più alto numero di donne infibulate, oltre 40.000, e Milano segna il picco più alto in Lombardia. Secondo una stima del ministero della Salute, che nel marzo 2007 ha emanato le linee guida per la prevenzione e la riabilitazione di donne e bambine sottoposte a mutilazione, le donne interessate dal problema sarebbero oltre 90.000, calcolando sia quelle che l'hanno già subita che quelle a rischio, tra cui circa 400 bambine, 3.500 ragazzine dai 14 ai 18 anni, poco più di 60.000 donne dai 19 ai 40 anni e circa 26.000 oltre i 40 anni.
Dal gennaio 2006 in Italia l'infibulazione è reato contro la persona. Nel 2008 è arrivato anche il divieto dal governo egiziano che punisce i trasgressori con due anni di carcere e una pena pecuniaria fino a 50mila lire egiziane (600 euro). A Milano viene praticata in cliniche abusive, da «stregoni», in rifugi clandestini ma soprattutto in casa. I casi riscontrati sono oltre trecento in pochi mesi. Per i medici manca ancora informazione e azioni per limitare il fenomeno.
«Il 6 febbraio non è un appuntamento formale o una data simbolica - spiega l'assessore alla Salute Giampaolo Landi di Chiavenna -. Così come l'infibulazione non è solo un atto di violenza sulle donne ma un presupposto per privare una persona del diritto di vivere con i sensi intatti. Una forma di sottomissione che vuole limitare la libertà, l'autodeterminazione e la soggettività della donna. La lotta contro le mutilazioni genitali è una battaglia per la salute e il benessere psicofisico della persona.

Le mutilazioni infatti causano complicanze a breve, medio e lungo termine legate soprattutto a patologie infiammatorie, ostetriche, psico-sessuali e a cicatrici che condizionano la salute della donna in modo permanente».

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