Influenza suina, cinque studenti contagiati

CAUTELA Alle persone più a contatto con gli ammalati un chemioprofilattico

Influenza suina, cinque studenti contagiati

Cinque ragazzi ammalati, due scuole chiuse e un pizzico di polemica. L’influenza suina sbarca prepotentemente a Roma dagli Stati Uniti e crea apprensione ma nessun allarmismo. Galeotto fu un viaggio di istruzione a New York organizzato dall’United Nations Association of the United States of America (Una-Usa) per il progetto internazionale «Un Model Congress», la simulazione dei lavori di una seduta dell’Onu, e al quale hanno partecipato migliaia di studenti da tutto il mondo tra cui qualche decina giunti da due istituti romani, il Convitto nazionale Vittorio Emanuele II di via Monte Grappa (un migliaio di studenti tra cui una settantina di convittori che dormono nell’istituto) e il non lontano liceo classico Dante Alighieri di via Ennio Quirino Visconti in Prati. Una settantina i componenti della missione tra ragazzi e accompagnatori. Di ritorno dalla «Grande Mela», lo scorso 19 maggio dopo dieci giorni di soggiorno oltre oceano, sette dei partecipanti, sei ragazzi - quattro del Convitto e due del Dante - e un adulto hanno manifestato i sintomi della A/H1N1, la cosiddetta influenza suina, vale a dire febbre di media intensità e disturbi alle vie respiratorie: cinque casi sono confermati, gli altri due ancora sospetti. I sette casi sono stati esaminati allo Spallanzani e al Gemelli, e a qualcuno degli ammalati è stato anche consentito di tornare a casa dopo il trattamento a patto di rispettare un totale isolamento. Alle persone che sono state a stretto contatto con i contagiati è stata prescritta l’assunzione di un farmaco chemioprofilattico. Anche due studentesse di sedici anni di un liceo di Tokyo sono state contagiate dalla nuova influenza.
Nelle due scuole romane è subito scattato l’allarme, malgrado nessuno degli studenti tornati dagli Stati Uniti abbia mai rimesso piede negli istituti dopo il viaggio. Giovedì i familiari degli studenti sono stati informati dei casi di influenza e hanno potuto liberamente decidere se mandare i proprio figli a scuola o no. Poi ieri mattina, dopo qualche ora di incertezza, con molti studenti in attesa all’esterno degli istituti e qualcun altro invece a fare versioni di greco in classe, è arrivato il fax dal ministero che ha fatto scattare la procedura di chiusura delle due scuole, come richiesto dal viceministro alla salute Ferruccio Fazio in ottemperanza al protocollo. Il Convitto nazionale e la Dante Alighieri saranno con i cancelli sbarrati fino al 28 maggio prossimo, quando riprenderanno le lezioni. I genitori dei minori sono stati avvertiti telefonicamente mentre agli studenti maggiorenni è stato permesso di tornare a casa. Il tutto senza cadere nel terrorismo psicologico. «Non creiamo allarmismi - diceva ieri Costanza, una studentessa - la chiusura della scuola ci sta perché lo prevede un protocollo. Voglio ricordare che gli studenti tornati dal viaggio in Usa non hanno messo piede al Convitto. Qui c’è tutta l’attenzione dei media ma noi ragazzi siamo molto tranquilli. Non c’è infatti motivo di agitarsi».
La decisione di chiudere precauzionalmente due scuole (peraltro grandi e note) non ha precedenti da quando è scoppiato l’allarme per l’influenza suina. «Stiamo adottando tutte le precauzioni necessarie per evitare possibili rischi pre i ragazzi - dice il ministro dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università Mariastella Gelmini -. È necessario agire con la massima tempestività e monitorare attentamente tutte le strutture scolastiche». D’accordo sul merito ma non sul metodo il sindaco di Roma Gianni Alemanno, secondo il quale «la decisione del Ministero di chiudere le scuole senza consultarci è stata sbagliata».

«Le scuole -ha osservato infatti Alemanno - sono due istituti superiori e quindi rientrano nella competenza del ministero ma avrebbero comunque dovuto avvertire le istituzioni del territorio. Parlerò con il ministro per capire le ragioni di questa scelta ma comunque quando si prendono decisioni di questo genere dobbiamo essere avvisati».

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