I punti chiave
Dalle acque reflue delle nostre città si può avere il "polso della situazione" sulla circolazione di virus che potrebbero, nel breve termine, provocare contagi ed epidemie: è quanto ha messo in luce una ricerca italiana portata avanti dall'Università Statale di Milano e pubblicata su Science of The Total Environment con il titolo L’epidemiologia basata sulle acque reflue ha rivelato in anticipo l’aumento della circolazione di enterovirus durante la pandemia di Covid-19.
Cosa dice lo studio
La parola chiave è proprio enterovirus, ossia gli agenti virali più piccoli e conosciuti costituti da un genoma con un singolo filamento di Rna: si tratta di comunissimi virus che infettano gli esseri umani trasmettendosi per via fecale/orale riproducendosi nel tratto gastrointestinale. L'indagine è stata condotta tra le acque reflue di Milano in piena pandemia da Covid-19, quindi tra marzo 2020 e dicembre 2022 con oltre duecento campioni raccolti, 202 campioni raccolti settimanalmente e con un monitoraggio di 24 ore al giorno. Ebbene, gli enterovirus sono stati identificati nell'88,2% dei casi con dei picchi alla fine di agosto 2020 (al termine del primo lockdown nazionale), alla fine di agosto dell'anno successivo e a metà aprile 2022.
Quali sono le possibilità
L'importanza di questa ricerca sta nel fatto che, in questo modo, si possono anticipare anche di alcune settimane possibili ondate virali riuscendo ad allertare in tempo utile la popolazione. "La messa in campo di questo nuovo approccio di sorveglianza degli enterovirus permette di ricavare dati epidemiologici fondamentali in assenza di sistemi di sorveglianza clinica", ha dichiarato alla stampa Laura Pellegrinelli, primo autore dello studio e ricercatrice del dipartimento di Scienze biomediche per la Salute dell'università Statale di Milano, "confermando che l'epidemiologia delle acque reflue sarà uno strumento potente per la sorveglianza di future epidemie".
I sintomi degli enterovirus, secondo quanto scritto dai ricercatori, si sviluppano normalmente dopo un periodo di incubazione variabile fra i 3 e i 21 giorni con le particelle virali che possono rimanere in gola per 2-3 settimane e nelle feci fino a 4-6 settimane, estendendo il periodo di contagio e aumentando la probabilità di infezioni secondarie. Il vantaggio principale della sorveglianza delle acque reflue è che può fungere da "sistema di allarme precoce della diffusione virale nelle comunità, fornendo informazioni aggiuntive e cruciali sulla circolazione del virus e sulla prevalenza delle attuali infezioni nella popolazione", spiegano gli esperti.
Lo studio ha preso in esame campioni di acque reflue raccolti dall’ingresso di due impianti di depurazione nell’area metropolitana di Milano per quantificare il livello molecolare e
confrontandoli "con quelli raccolti nel quadro della sorveglianza sindromica virologica dell’influenza e del Covid-19 come fonte di dati per la prevalenza di enterovirus nella popolazione".Leggi anche:
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