Nel 2020, un'epidemia che aveva colpito oltre 130 studenti, aveva trasformato un albergo di Folgarida, dove i ragazzi erano in gita, in una sorta di lazzaretto, preoccupando molto le autorità sanitarie della zona. Quella che inizialmente era stata definita un'intossicazione alimentare, aveva messo ko tutti gli studenti e gli insegnanti che si trovavano nella località montana.
Cosa era successo
Sia gli studenti che gli insegnanti vennero colpiti da vomito, crampi, nausea e febbre che aveva costretto molti di loro a letto e per alcuni il ricovero in ospedale. Dopo accurate indagini l’azienda sanitaria trentina avevano escluso l’intossicazione alimentare, individuando nel norovirus la causa dell’epidemia. Ora, dopo quattro anni dalla denincia della scuola che si era costituita parte civile, il titolare dell'hotel, pur di far fronte alle richieste di risarcimento che andavano dai 3mila ai 5mila euro, ha bonificato ai 130 studenti e insegnanti la cifra "a titolo simbolico" di 230 euro, per ottenere la messa alla prova ai servizi sociali.
La questione potrebbe essersi così conclusa, ma non è detta l'ultima parola perché la prossima udienza è stata fissata per martedì 26 marzo 2024 quando il Tribunale di Trento emetterà la sentenza anche in base alle analisi, visto che non si trattava del primo caso di novavirus nella struttura, portate avanti dalla polizia giudiziaria che aveva rilevato presenza del virus sui ripiani della cucina.
Cosa è il Norovirus
Appartiene alla famiglia dei Caliciviridae che sono virus a singolo filamento di Rna, e rappresentano uno tra gli agenti più diffusi di gastroenteriti acute di origine non batterica, costituendo così un serio problema nel campo della sicurezza alimentare. Viene anche conosciuto come virus di Norwalk dal nome della città dell’Ohio, centro di un’epidemia di gastroenterite nel 1968. Si diffonde dalle superfici contaminate su cui si poggiano gli alimenti e le infezioni a larga scala, si manifestano soprattutto in contesti comunitari, negli ospedali, nelle case di riposo, nelle scuole o, tipicamente, in ambienti confinati, come per esempio le navi da commercio e da crociera.
Non sono estremamente semplici da diagnosticare, per questo spesso vengono confusi con le più comuni intossicazioni alimentari. Da una decina di anni è stato fatto un passo avanti nella diagnostica grazie all'uso di marcatori molecolari o test Elisa (acronimo dall’inglese Enzyme-Linked Immuno Assay, ndr) per la ricerca del virus da campioni biologici.
Quali sono i sintomi
Con un periodo di incubazione che va dalle 12 fino alle 48 ore, i sintomi sono i classici delle gastrointeriti, come nausea, vomito, diarrea acquosa e crampi addominali. In qualche caso si manifesta anche una leggera febbre. La malattia non ha per fortuna conseguenze serie e si risolve totalmente nel giro di 2/3 giorni senza lasciare complicazioni. Non sono indicati, per la guarigione, l'uso di mediciali, è però opportuno assumere spesso, in piccole quantità per evitare il vomito, liquidi o soluzioni saline, perché il vero problema, soprattutto quando ad essere colpiti sono gli anziani, è la disidratazione.
Come si trasmette
Si tratta di un virus altamente infettivo di cui bastano 10 sole particelle per dar vita ad un'infezione importante. È molto resistente nell'ambiente esterno dove replica velocemente, per questo la sanificazione in maniera estremamente accurata è l'unica prevenzione possibile. La trasmissione può avveire sia per via orofecale (quando passa dalle feci di un soggetto malato all'apparato digerente di un individuo sano, generalmente attraverso il consumo di acqua e cibo contaminato, ndr) o via aerosol, oppure tramite acqua o cibo infetti, ma anche per contatto con superfici contaminate.
Principalmente la trasmissione più comune avviene tramite il consumo di acqua o alimenti, che potrebbero anche essere contaminati alla fonte, come nel caso dei frutti di mare o le verdure fresche innaffiate con acqua infetta. I cibi principalmente indiziati sono appunto i frutti di mare crudi, le insalate, i frutti di bosco, le erbe spezie e cibi freddi.
La prevenzione
Come già accennato la maggior regola di prevenzione è quella della sanificazione e dell'estrema attenzione alla preparazione dei cibi, visto che il virus è molto resistente e sopravvive anche a temperature al di sopra dei 60°C. anche in presenza di cloro, usato per disinfettare l'acqua e renderla potabile. Le norme da seguire, che sono poi quelle che valgono sempre per una corretta igiene, sono:
• sanificare le mani prima di toccare i cibi
• non lavorare e soprattutto non stare a contatto con il cibo quando si è indisposti, soprattutto se si è affetti da gastroenterite, e fino a tre giorni dopo la guarigione
• lavare e disinfettare accuratamente tutti i materiali e le superfici, dalle tovaglie e tovaglioli ai grembiuli e teli da lavoro, fino agli utensili, che possano essere venuti a contatto con una persona infetta e/o con il virus
• utilizzare solo cibi di provenienza certificata, soprattutto nel caso di alimenti che vengono cotti poco, come i frutti di mare o le verdure fresche
• eliminare tutte le scorte alimentari che potrebbero essere state contaminate da un
• tenere separati i soggetti che portano pannolini e pannoloni, soprattutto in asili e case di riposo, dalle aree dove viene preparato e distribuito il cibo.
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