«Dal momento della mia nomina i vostri problemi saranno i miei». Come motto, per un amministratore specializzato nel recupero crediti dei condomini morosi, non cè male. Parole su cui lui - Paolo Barillà, 39 anni e 20 di esperienza nel settore della gestione di un centinaio dimmobili privati tra Baranzate, Bollate e Arese - ha riflettuto a lungo nella notte tra sabato e domenica. Quando qualcuno, dopo aver sabotato limpianto antincendio al primo piano dello stabile abitato da 132 famiglie di via Aquileia, a Baranzate (e dove lamministratore di condominio è lui) ha buttato circa cinque litri di liquido infiammabile tra la soglia e lo stipite della porta dingresso dellappartamento dellamministratore per poi darvi fuoco. Erano le 2 e Barillà, che vive con la madre 63enne non si è accorto di nulla.
«A salvarci sono stati i vicini di casa che, accortisi delle fiamme, hanno cominciato a sferrare calci e pugni alla porta - ci racconta Barillà -. Quando mi sono svegliato ho capito che io e mia madre saremmo morti se non mi fossi sbrigato a uscire. Ma la maniglia della porta dingresso era rovente, il fumo denso mi entrava negli occhi e nel naso. Così ho avvolto un braccio in un asciugamano e sono riuscito ad aprire. Il fuoco lhanno spento i vicini con dei secchi dacqua visto che gli estintori erano stati messi ko. Ho chiamato il 118, ci hanno somministrato dei cortisonici. Poi ho sporto denuncia: è stato un tentato omicidio. Preterintenzionale. E come dimostrano i filmati delle telecamere a circuito chiuso del palazzo nessuno è entrato o uscito con il bidone che conteneva il liquido infiammabile e che poi è stato ritrovato vuoto nel cortile dello stabile: mi sembra fin troppo evidente che chi ha tentato di farmi fuori abita qui, sotto il mio stesso tetto».
Ma perché qualcuno avrebbe dovuto volerla far fuori? «Io amministro lo stabile dal 1998. E su 132 famiglia, solo 14 pagano le spese condominiali. Abbiamo debiti con tutti i fornitori: solo allacquedotto dobbiamo 170.000 euro.
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