Gli insegnanti preparano un "settembre di fuoco"

Così s’intitola su Facebook la nuova protesta che rischia di propagarsi a macchia d’olio. Campagna per lo sciopero bianco. "Basta preoccuparci per gli alunni, non siamo i loro genitori: comportiamoci da lavoratori"

Gli insegnanti preparano un "settembre di fuoco"

Delusi dai sindacati, puniti dal congelamento dei contratti, «offesi, derisi e licenziati», gli insegnanti preparano per alunni e famiglie un «Settembre di fuoco».
La nuova forma di protesta nasce sul web. E in pochi giorni alla pagina Facebook si immatricolano già 518 iscritti. Il mondo della scuola registra così la nascita di «Settembre di fuoco», un nome battagliero per non lasciare spazio a dubbi: il nuovo fronte organizzato degli insegnanti contro riforma e manovra finanziaria promette energiche azioni di protesta nelle forme di una vera e propria «guerra passiva», al via con la ripresa delle lezioni. Chi si iscrive deve accettare di mettere in atto la battaglia ideata dal gruppo. «Se non hai voglia di lottare non iscriverti», è l’invito a inizio pagina per scoraggiare «i più deboli». Niente scioperi «che non hanno portato mai a niente», piuttosto il rifiuto a collaborare per le attività facoltative. Scopo dichiarato è quello di mettere in ginocchio le singole scuole attraverso il «rifiuto di fare ciò che esula dalla funzione docente».

«Noi siamo obbligati a fare il nostro orario settimanale (18 ore alle medie). Dopo siamo obbligati a svolgere nel corso dell'anno 80 ore suddivise in due contenitori: uno di 40 ore di consigli di classe (attenzione, solo consigli di classe) ed un altro contenitore di altre 40 ore che comprende collegi docenti, programmazione di inizio anno ed incontri scuola-famiglia. Gli scrutini sono atti dovuti e non vanno conteggiati. Oltre questo niente altro», questo l'impegno che stanno sottoscrivendo i docenti di decine di istituti tra Milano, Roma, Siracusa, Teramo.

Che si sono dati anche sette comandamenti da rispettare: «Primo: non dare la disponibilità ad ore di straordinario (supplenze). Secondo: non dare la disponibilità ad incarichi di vicario (vicepreside) o responsabili di plessi. Terzo: non dare la disponibilità a visite d’istruzione o viaggi. Quarto: non dare la disponibilità e/o revocare la propria nomina al Consiglio d'istituto. Quinto: non svolgere laboratori pomeridiani oltre l'orario scolastico. Sesto: non partecipare ad alcuna commissione. Settimo: non adottare libri di testo».
A onor di cronaca, qualche docente ha contestato che in questo modo si sarebbe fatto il male degli alunni. Tassativa la replica: «Basta preoccuparci degli alunni. Per una volta non facciamo le mamme ed i padri dei nostri alunni, per una volta comportiamoci da lavoratori. Metà del lavoro che svolgiamo non è retribuita, non è obbligatoria e non è riconosciuta in alcun modo». E ancora: «La nostra categoria professionale docente è debole e per noi non c’è speranza se ci mettiamo ad attendere e delegare le nostre lotte ai politici e ai sindacati».

La scure dei tagli ha colpito il personale docente (25.600 posti a livello nazionale) ma soprattutto ha lasciato tanti punti interrogativi sulla prossima stagione. Vittima eccellente il tempo pieno nelle primarie: solo in Lombardia salta la cattedra a 814 insegnanti, secondo i dati raccolti da Retescuole.

E se in tutta la regione si registra un aumento del tempo pieno (+162 classi rispetto all’anno scorso) a Milano, dove questo servizio è nato trent’anni fa e dove c’è il record delle richieste, si registra un calo. Nel capoluogo sono state richieste 7.206 classi a 40 ore e ne sono state autorizzate 7.059. Rispetto all’anno scorso ci saranno 28 classi in meno.

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