Inter, altro poker: è già fuga

Miglior attacco e miglior difesa del campionato, ma la corazzata nerazzurra ha un’infermeria affollata. La Roma non riesce a reggere il ritmo: pari a Livorno. Nedved tiene in corsa la Juventus

Inter, altro poker: è già fuga

Milano - Un rigore allunga la vita: all’Inter. E l’accorcia agli altri. Anche stavolta. Come a metà settimana contro la Lazio. Stesso copione, stessi effetti. L’Inter fatica, il rigore le apre le porte della partita: comincia per lei, finisce per gli altri. Quattro gol al Torino sono il segno del potere. Difficile trovare scampo quando il motore comincia a rullare, i suoi panzer d’assalto infilano spazi e sradicano i difensori dalle postazioni d’area.

Quattro gol che riportano la squadra in testa alla classifica di chi ne segna di più, pendant con il primo posto in classifica e conseguente allungo sulla Roma, con il tabellino delle squadre che subiscono meno reti: otto soltanto. La squadra non subisce gol da oltre 400’, ha trovato in Cruz e Ibra due mitragliatrici umane e in Jimenez un folletto che sta prendendo corpo, forza e dimensione partita dopo partita. Senza dimenticare che ieri ha realizzato la terza rete consecutiva.

Insomma questa Inter è davvero una grande armata calcistica, duri poco o duri tanto, tale è l’impressione che vale un’altra annata da scudetto. Invincibile armata, ma soprattutto imperforabile, nonostante qualche divagazione non manchi mai. A questo punto solo gli infortuni sembrano il vero avversario di stagione: la squadra sta perdendo un uomo a partita. Ieri è rimasto fuori Maxwell e il suo ginocchio non promette buone notizie. Jimenez ha rischiato e potrebbe pagare. Sabato Mancini aveva detto che non stava benissimo e infatti adesso si gratta la crapa. L’Inter rischia di non avere neppure 13 giocatori per la trasferta di Champions in Olanda. Più della Roma, potrebbe lo stellone che guarda storto.

Per il momento l’Inter riesce a rimettere in sesto anche partite nate in chiaro scuro. Per esempio ieri. Il Torino è finito sott’acqua dopo aver giocato mezz’ora da squadra corsara, senza paura e con la voglia di pungere e far male. Ha tirato di più e meglio, ha rischiato il gol che poteva valere il tranello se Ventola non si fosse ricordato di essere un ex ed avesse graziato la sbandata difesa nerazzurra, scivolando in area come un pollastro. L’Inter ha faticato a trovare assetto a centrocampo. Mancini ha riprovato Burdisso insieme a Zanetti e Cambiasso. E l’argentino ci ha capito poco per un bel po’.

Aggiungete che Cesar ha preso una botta dopo 14 secondi ed è impallidito subito. Sereni ha dato una bella carica alla sua squadra andando a deviare di piede due palloni importanti. L’arbitro Saccani ha dimostrato una certa ostilità al rigore. Non sono mancate alcune azioni dubbie, ma uno spintone in area di Natali ai danni di Cruz (e poco prima ci aveva provato con Materazzi) aveva proprio la faccia del rigore. L’arbitro ha fatto spallucce. Cosa chiedere di più per far paura all’Inter?

Il Toro non aveva in campo Recoba, ma nessuno si è messo a piangere. Nemmeno San Siro che quando ha rivisto il Chino lo ha accolto con fischi e applausi: non proprio un ingresso trionfale. E l’Inter ha dimostrato che gli attaccanti suoi valgono cento Recoba: nella sostanza, se non nella classe. Ibra e Cruz hanno cominciato a prendere quota piano piano e la squadra con loro. Da uno scambio fra i due è nato il rigore che i torinisti non hanno digerito, ma l’arbitro ha visto bene: Comotto ha sbilanciato lo svedese prima di toccare la palla in area. Ibra ha realizzato il gol numero nove del suo campionato, l’Inter si è avviata verso l’undicesima vittoria, poi diventata reale e incontrovertibile nel giro dei primi sei minuti della ripresa. Chivu pesca la testolona d’oro di Cruz, infallibile e implacabile per il suo ottavo gol. E, due minuti dopo, Jimenez ha regalato un colpo e un gol da campione. A quel punto tutti zitti: che dire davanti ad una squadra così infernale? Per il resto brividi e divertimento: una traversa di Natali, il gol di testa di Cordoba sbucato in una difesa di belle statuine.

Inter insopportabilmente devastante e così cinica da decidere perfino le ammonizioni da subire. Vedi Ibrahimovic che si è fatto «regalare» un cartellino giallo per scontare la squalifica ed esser certo di giocare il derby.

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