Sì alla pubblicazione delle intercettazioni anche segrete con rilevanza penale, mentre per gli editori restano le sanzioni solo per quelle destinate alla distruzione e irrilevanti, come proposto dalla finiana Giulia Bongiorno. Sarà di 15 giorni in 15 giorni e non più di tre in tre la proroga della durata degli ascolti, dopo il limite di 75 giorni, come vuole il berlusconiano Enrico Costa. Vengono cancellati all'unanimità i privilegi per i parlamentari introdotti dal Senato, perchè per intercettarli non ci sarà bisogno dell'autorizzazione del parlamento, secondo un emendamento Udc sottoscritto anche da Pd e Idv. E sempre dei centristi è la modifica che consente di ascoltare non solo gli indagati o le persone coinvolte nelle inchieste, ma anche gli «ignoti» che, per i magistrati, sono a conoscenza dei fatti.
Il governo modifica sostanzialmente il disegno di legge sulle intercettazioni, lo ammorbidisce approvando anche insieme a parte delle opposizioni gli emendamenti presentati in Commissione Giustizia di Montecitorio. Cadono molti limiti fignificativi di quella che all'inizio era stata definita «legge-bavaglio», anche se per Pd e Idv, oltre che per l'Anm, la «retromarcia del governo» non basta.
Grave e contro le inicazioni dell'Onu, per il partito di Pierluigi Bersani, il fatto che si rendano più difficili le intercettazioni nelle indagini sulla criminalità organizzata non di stampo mafioso, confermando l'abrogazione del Senato del cosiddetto «comma Falcone» del '91. Grave anche la norma che obbliga i blog e i siti di informazione on line a pubblicare le rettifiche entro 48 ore. Antonio Di Pietro non va per il sottile: «Siamo alla schifezza». Ma la capogruppo Pd in Senato Anna Finocchiaro lo bacchetta:«Di Pietro non accetta la logica del "menopeggio" e sceglie la logica del "tanto peggio tanto meglio"».
Il capogruppo Pdl in Commissione, Costa, avverte però che si è arrivati ad un «testo definitivo». Dovrebbe approdare in aula il 29 luglio e il sì finale potrebbe esserci ai primi di agosto, come vogliono il premier Silvio Berlusconi e il ministro della Giustizia Angelino Alfano.
Chi continua a frenare sono il presidente della Camera, Gianfranco Fini e i suoi fedelissimi. Mentre Roberto Rao dell'Udc dice che è stato raggiunto «un buon risultato».
Il ddl viene riscritto in senso meno restrittivo.
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