Intercettazioni, ora il decreto è legge

Approvate le nuove norme che prevedono la distruzione delle registrazioni illegali

Marianna Bartoccelli

da Roma

Nella domenica della Finanziaria i deputati hanno anche approvato il decreto legge sulle intercettazioni. Con 413 sì, un no e 142 astenuti, l’intero gruppo di Forza Italia, il Dl del governo è da oggi legge definitiva.
Si tratta delle norme volute dal governo subito dopo lo scandalo delle intercettazioni illegali effettuate dal gruppo legato in qualche modo alla Telecom. Una legge ad un certo punto considerata inutile visto che gli stessi magistrati hanno sostenuto che nella loro inchiesta non ci sono intercettazioni ma soltanto tabulati di telefonate in entrate e in uscita. La legge è stata varata ugualmente e da oggi le intercettazioni raccolte illegalmente vanno distrutte su richiesta del pm e su decisione del gip entro un tempo che non dovrebbe superare i 15 giorni. Gli articoli più significativi e anche i più contestati, sono quelli che fanno riferimento alla diffusione di intercettazioni raccolte illegalmente. È prevista la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi detiene consapevolmente questo materiale e una sanzione pecuniaria per l’editore e il direttore responsabile del giornale che ne pubblica il contenuto. Evidente la soddisfazione del ministro Mastella che subito dopo l’approvazione della legge ha dichiarato: «Oggi i cittadini possono essere più sereni. A nessuno sarà possibile interferire in vicende personali che nulla hanno a che vedere con gli elementi investigativi».
Ad astenersi dal voto sono stati sia i deputati della Lega che un gruppo di parlamentari della maggioranza, tutti giornalisti. Per i leghisti si tratta di una legge farsa, visto che «la stessa procura di Milano lo ha definito inutile». «Il tema vero - afferma Carolina Lussana, responsabile giustizia della Lega - è quello del riordino delle intercettazioni legali». Per cinque deputati dell’Ulivo, fra cui Giulietti, Zaccaria e Carra, è sbagliato intervenire a spizzichi e bocconi, sull’onda dell’emergenza e colpire alla fine editori e giornalisti.

E chiedono che i ministri competenti attivino una serie di incontri con associazioni sindacali e professionali «per avviare un confronto utile sui temi della cultura delle garanzie e della libertà di informazione». A tutti il ministro Mastella ha ribadito che quello di ieri «è il primo passo per definire un percorso che garantisca i risultati della giustizia e la privacy dei cittadini».

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