Il mondo diviso in generi

La filosofia delle quote rientra in una ideologia di genere che impone uguaglianza dove sarebbe necessaria la diversità e impone disuguaglianza dove sarebbero giuste le pari opportunità

Il mondo diviso in generi

La donna. Il gay. Il migrante. Il rom. Il giovane. Il disabile. E a rovescio il sessista, l'omofobo, il razzista, il fascista.

Spariscono i popoli con la loro storia, le loro tradizioni, le loro comunità e la loro identità. Spariscono le famiglie, coi loro legami, la loro vita, il loro amore. Spariscono le persone, coi loro meriti, i loro limiti, le loro capacità, le loro responsabilità. La sostituzione della vita concreta con le categorie astratte, le identità e responsabilità coi generi, risale ai giacobini della Rivoluzione francese. Ribattezzarono i giorni e le cose con astrazioni climatiche e concettuali, abolendo tutto ciò che ricordava usi, tradizioni, storia, persone.

Quell'indole restò in eredità al comunismo, ma il genere allora si chiamava classe, e poi al radicalismo. Oggi è la retorica dominante, pervasiva, asfissiante. La mia patria è l'umanità. La mia famiglia è il genere. Il mio Dio sono Io.

Oh deputate vestite di bianco, pensate che sia giusta e vivibile una società in cui per nominare un ministro, chiamare un medico o un idraulico si debba scegliere per genere? Qui ci vuole una Donna, qui un Gay e qui un Migrante.

La filosofia delle quote rientra in questa Ideologia di genere che impone uguaglianza dove sarebbe necessaria la diversità e impone disuguaglianza dove sarebbero giuste le pari opportunità. A questo catechismo s'inchinano pure i capi di Stato. A guidare il mondo ci vogliono un presidente trans, una cancelliera nera, un Papa gay, un alto commissario rom e una regina disabile.

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