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Così la legge anti-tortura diventerà la legge anti-polizia

L’ira del sindacalista: è un testo viziato dall’ideologia che rischia di essere punitivo verso chi porta la divisa

Così la legge anti-tortura diventerà la legge anti-polizia

Il primo dovere morale di ogni poliziotto è difendere la libertà individuale e la dignità umana. Noi stiamo qui per questo. È il nostro lavoro. È quello in cui crediamo. Come si sa, il Parlamento sta discutendo la proposta di legge sul reato di tortura. Messa così non si può che dire: votiamola subito. C'è qualcuno che è a favore della tortura? Non certo i poliziotti. Il guaio è che questa legge è un inganno e nasconde troppi virus ideologici.

La prima domanda da farsi è se in Italia la tortura viene punita. È vero, come sostiene chi sponsorizza questa nuova legge, che c'è la necessità di colmare una lacuna normativa? Basta leggere l'articolo 13 della nostra Costituzione. È un principio cardine dell'habeas corpus della cultura occidentale. Pensare che l'Italia sia all'improvviso un'eccezione è davvero folle. Questa discussione rischia di ingenerare nell'opinione pubblica, non certo nel mondo dei giuristi, un'idea che non ha davvero nessun fondamento. L'Italia come una dittatura. L'Italia dove la libertà viene calpestata.

Alcuni parlamentari sostengono però la tesi che alcuni abusi compiuti dalle forze dell'ordine non trovano sanzione. Non è così e i giornali e la cronaca lo testimoniano. La magistratura punisce molto severamente ogni tipo di violenza delle forze dell'ordine contro qualsiasi individuo. E aggiunge alla tortura altre fattispecie di reati connessi: sequestro di persona, lesioni, abuso di autorità. Quindi, non c'è alcuna lacuna da colmare. Il sospetto è che questa legge possa diventare il manifesto del «partito antipolizia». Cesare Beccaria diceva che le condotte che configurano un reato debbono essere ben determinate e ben descritte. È il principio di determinatezza e tassatività della norma penale. Eppure, se si va a leggere il testo della proposta di legge, i dubbi sono tanti. Che cosa significa «chiunque con violenza o minacce gravi»? Che cosa è la minaccia grave? Dove sta il confine? Cosa s'intende per «acute sofferenze psichiche»? Come si misura? Come può essere provata in un processo penale l'acuta sofferenza psichica? Tutto questo impedisce la possibilità di difendersi nel processo. Ma c'è di più. Nella versione approvata dal Senato è prevista una fattispecie autonoma di reato, quella dell'istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura. Ora, l'istigazione nel nostro codice penale è disciplinata dall'articolo 115. Cosa dice? La sanzione per concorso c'è quando l'istigazione va a buon fine, altrimenti si applica una misura di sicurezza. Nella proposta di legge che si applica alle forza dell'ordine non sarà invece così. L'istigazione comporta comunque la pena della reclusione. Allora bisogna essere onesti. Qui si sta dicendo che l'istigazione alla tortura è un reato proprio delle forze di polizia. Si vuole far passare il concetto di forze dell'ordine uguale potenziali torturatori. I poliziotti subiscono una sanzione peggiore rispetto ai criminali mafiosi a cui si applica l'articolo 115 del codice penale.

Le forze di polizia sono maltrattate e attaccate da tutti, sono abbandonate da uno Stato latitante. Vogliamo allora ricordare che di questo stesso Stato facciamo parte quale sua longa manus a difesa dei diritti e dei principi sociali fondanti della democrazia italiana. Non meritiamo una fattispecie penale indeterminata e aperta agli abusi come questa, la quale - ove ammessa - ci porrebbe ogni giorno di fronte alla possibilità di essere incriminati e condannati non si sa per quale motivo.

Sarebbe un reato riconducibile esclusivamente a logiche ideologiche e rappresenterebbe la vittoria dei malviventi e del partito degli Acab, che a questo punto si mostra piuttosto nutrito e influente. Sapete cosa significa Acab? All cops are bastard. Tutti i poliziotti sono bastardi.

Gianni Tonelli, segretario nazionale Sap

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