Santa alleanza tra i big Pd: tutti uniti per fermare Renzi

I vecchi leader coalizzati per bloccare la corsa verso la leadership del rottamatore. D'Alema e Bersani, sostenuti dal premier, puntano su Epifani per restare ai vertici

Santa alleanza tra i big Pd: tutti uniti per fermare Renzi

Resistere, resistere, resistere! Con sincero sprezzo del pericolo e con straordinaria capacità nel restare seri coltivando il proprio ambizioso progetto politico (che più o meno è: distruggere il Pd), i vecchi leoni che hanno regalato al Partito democratico l'ottimo risultato raggiunto alle ultime elezioni, 9 milioni di voti, peggior risultato mai toccato dal centrosinistra negli ultimi suoi 40 anni, hanno deciso di tornare tutti uniti in campo e hanno realizzato che il modo migliore per far diventare il Pd un partito moderno, solido, tosto e competitivo è quello di far continuare a guidare il partito alle stesse persone che lo hanno fatto schiantare contro il muro delle ultime elezioni.
In estrema sintesi, Pier Luigi Bersani e Massimo D'Alema, i due grandi piloti della gioiosa macchina elettorale del Pd, piuttosto che chiedere in ginocchio a Renzi di prendere in mano il partito, di dare una sferzata di innovazione e di salvare la baracca, hanno deciso, da maestri della tattica, di sfidare il Rottamatore, e di provare a farlo sbattere contro la diga eretta dal patto di sindacato del Pd. E così, via: tutti contro Renzi, tutti contro l'unico possibile leader Pd.
L'obiettivo non dichiarato (ma comunque visibile a chiunque non abbia affettati sugli occhi) è rafforzare il patto che governa il partito. E con costanti triangolazioni con i due pivot del Pd al governo (Letta e Franceschini) che temono fortissimamente l'ascesa del rottamatore, fare fronte comune contro il bamboccione fiorentino, costringere il sindaco a fare un passo indietro nella sua corsa alla leadership del Pd e poi puntare su quel puledro di razza di nome Guglielmo Epifani. Niente male no?
In questo teatro dell'assurdo messo in scena negli ultimi giorni dai grandi e irriducibili dinosauri democratici, la parte più comica e grottesca la gioca il famoso smacchiatore di giaguari, l'ex segretario. Che dopo essere stato smacchiato dal giaguaro che avrebbe dovuto smacchiare, forte del suo irresistibile curriculum, ha deciso, dopo una vita passata a condannare le correnti, definite male oscuro del Pd, ad aprire una sua personalissima corrente, che oggi si riunirà a viso aperto a Roma per discutere della possibile mozione congressuale del compagno Stefano Fassina. E cosa vorrebbe fare di preciso lo smacchiatore di Bettola? Nulla di particolare: mettere il bastone in mezzo alle ruote al sindaco di Firenze, puntare una propria bandierina sul Risiko del Pd, conquistare alcuni carrarmatini e, in altre parole, resistere, resistere, resistere. Come direbbe Mario Monti: wow! A dire il vero la resistenza di Bersani, che è a metà tra l'eroico e il comico, si manifesta anche in altre forme subliminali.
L'ex segretario, che oltre ad aver mantenuto un prezioso ufficio alla Camera, oggi ha una stanza d'onore all'interno di largo del Nazzareno, a due passi da quella di Guglielmo Epifani. E da lì, insieme ai suoi principali collaboratori, autoinvestitosi del ruolo di unico e indiscutibile segretario emerito del partito, prova ogni giorno a indirizzare i suoi pedoni sulla scacchiera del Pd. Il pedone più turbolento si chiama Flavio Zanonato, occupa il ministero più bersaniano della Repubblica, quello dello Sviluppo, e da quella postazione, o meglio da quella piccionaia, prova ogni tanto a sparare contro i compagni di governo, impugnando l'arma Imu (che ovviamente non si può eliminare, per carità di dio) per mettere in difficoltà il Pdl. Nell'attesa che Zanonato dia un senso alla sua storia (per ora bisogna dire che non c'è riuscito moltissimo) Bersani sogna di realizzare un piccolo miracolo, in combutta con gli altri azionisti del Pd: Letta, Franceschini e ora, dopo il litigio con Renzi, anche D'Alema.
Il miracolo sarebbe questo: creare le condizioni, magari modificando le regole per rendere più difficile la vita al rottamatore, affinché Renzi rimanga a Firenze, e spingere Epifani a rimanere in campo e a riunire il vecchio Pd.

Se quel miracolo non è detto che riesca, un altro miracolo invece sembra essere a portata di mano. Un miracolo spassosissimo: i miracolati del Pd che provano a smacchiare il rottamatore. Signori, uno spettacolo puro. Que viva il Pd!

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