In Europa, questa volta, l'Italia batte la Germania. L'indicazione obbligatoria sull'origine dei prodotti non alimentari, il cosiddetto made in, per cui il nostro Paese si batte da anni, passa a larga maggioranza nella plenaria del Parlamento europeo, l'ultima prima dell'appuntamento elettorale di maggio. L'opposizione del fronte del Nord, Germania in testa, è stata nettamente sconfitta: 419 deputati hanno detto no all'emendamento che puntava a cancellare l'etichetta obbligatoria dal testo della proposta Tajani-Borg sulla direttiva per la sicurezza dei consumatori. Il testo è stato approvato quindi in prima lettura.
«Sono molto soddisfatto», commenta il commissario per l'Industria. «Considero questa una delle iniziative più importanti del mio impegno da commissario. Un passo fondamentale per la competitività delle nostre imprese, per la tutela dei consumatori e della salute e per la lotta alla contraffazione. Ora si tornerà in Consiglio, durante il semestre di presidenza italiana: quindi speriamo di poter confermare questo successo politico, ma soprattutto dell'economia reale, a cui serve incoraggiamento in questi momenti di crisi. L'Europa ha bisogno dell'Italia».
Già, perché in Consiglio resta l'opposizione dei Paesi nordici, anche se in Parlamento sono emerse divisioni interne: nonostante il governo Merkel abbia tentato di impedire con tutte le forze l'introduzione del made in, tanto che lo stesso vicepremier, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, è intervenuto per fare pesanti pressioni sui parlamentari, c'è stato chi si è rifiutato di obbedire al diktat, come l'europarlamentare Evelyne Gebhardt che ha dichiarato esplicitamente il suo voto contrario alle indicazioni di Berlino.
«Qui le divisioni non sono politiche, ma nazionali- sottolinea Licia Ronzulli, portavoce della delegazione di Forza Italia a Strasburgo - La Germania non vuole il made in, perché è una barriera alla delocalizzazione selvaggia. Ma contro il muro costruito dagli Stati del Nord noi non abbiamo arretrato neanche di un millimetro. Il voto di oggi (ieri, ndr) è una novità storica per milioni di imprese italiane, commercianti, per i consumatori che finalmente sapranno da dove arrivano gli oggetti d'uso quotidiano. L'etichetta made in Italy, che andrà in tutto il mondo, sarà il riscatto dell'Italia che produce. Un esempio importante in questo momento, in cui di Europa si deve parlare ma molti la sentono lontana. Ora tocca al consiglio: non sarà facile, ma sappiamo che è spaccato al suo interno, la Polonia è neutrale e potrebbe fare la differenza».
Oggi circa il 10% dei beni non è riconducibile al produttore. E l'Italia ha sostenuto fermamente la tracciabilità, raccogliendo il sostegno di Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Lituania, Bulgaria, Romania.
Insomma, il voto di ieri ha fatto emergere tutte le contraddizioni e le divisioni di interessi fra i Paesi membri dell'Ue. Ora toccherà alla prossima legislatura occuparsene: ma intanto l'Italia ha segnato un punto decisivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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