Addio alla tirannia salutista: coccolarsi a tavola fa bene

La moda dei "foodie" abbatte le diete. I nuovi esperti di gastronomia contro la tendenza "gastrofighetta": "Mangiate senza fare calcoli"

Addio alla tirannia salutista: coccolarsi a tavola fa bene

Mangiare sano è una garanzia per il futuro, abbandonarsi ogni tanto alla buona cucina (un po' condita e abbondante) è assicurarsi un ottimo presente.

Basta con i dietologi, che vogliono il meglio per noi e desiderano far sì che il nostro «esile corpicino» entri in quella fantastica taglia 40 tanto agognata. E se noi, per una volta, volessimo infischiarcene della linea e dell'aspetto fisico e dare qualche soddisfazione in più al nostro stomaco, che dopo innumerevoli diete e a mortificazioni, richiede un po' di felicità e calorie?

Sarebbe il caso di riunire un gruppo di «convinti ribelli del piatto vuoto» e scrivere un manifesto della cucina libera e della pancia piena. Un movimento di convinti estimatori del «cibo condito» che vogliano comunicare con concetti precisi e qualche forchetta agli stinchi (non cotti) dei salutisti soddisfatti. Ma poi chi l'ha detto che una buona cacio e pepe fa male? Volete mettere che libidine una grattata di pepe sui rigatoni «impecorinati» a dovere?

Ilaria Mazzarotta ne fa addirittura un punto del manifesto all'interno del suo nuovo libro «Comfort Foodie». Che poi cosa vuol dire essere «foodie» ? Non necessariamente essere snob del cibo, dei «gastrofighetti» o «gastrofanatici», dei nostalgici gourmet un po' intristiti.

Lo dice anche la scrittrice: «Essere "foodie" è esaltarsi quando un cibo è buono, genuino e soprattutto familiare». Ogni piatto che assaporiamo non è semplice questione di gola, ogni sapore ci porta nella dimensione del ricordo e accende in noi la sensazione del «già vissuto» e dell' «assaporato insieme a qualcuno». È a quel punto che si accende il rilevatore emozionale che lega il gusto all'affettività.

Nel libro compaiono infatti ricette come la «crostata di riso della nonna», l' «uovo sbattuto del mio papà» o le «tagliatelle a salmone della mia mamma» (da notare gli aggettivi possessivi, che rendono molto il concetto di «foodie»).

D'altronde il cibo è uno dei piacerei della vita al quale non possiamo proprio rinunciare. In un'epoca dove le diete sono d'obbligo e siamo sempre più assillati dalla linea perfetta, in un mondo dove ci si ammala per la «troppa magrezza», mangiare in maniera sana, contando quelle «accidenti di calorie» diventa talvolta un dovere che ci sta stretto. Volete mettere la soddisfazione che si ha quando di nascosto dal mondo dei convinti (e molte volte un po' tristi) salutisti intingiamo il dito nel barattolo di Nutella e gustiamo la sua dolcezza e la sua cremosità da «picchi glicemici».

Lo dice anche il manifersto di Ilaria Mazzarotta: «Il comfort food è quel divano comodo che non puoi buttare, sul quale si può passare del tempo da soli, nascosti sotto il plaid, accoccolati con chi si ama, incastrati con i propri figli, gatti o cani, seduti a chiacchierare con gli amici, o con chiunque si voglia, per condividere un momento piacevole».

Abbiamo un diritto al «comfort food», che va usato con moderazione, ma che è pur sempre un diritto.

Nel libro della foodblogger c'è anche una sezione dedicata allo stare «in due su un divano», perchè è questa la prima immagine che viene in mente se si pensa al termine «comfort food».

Cosa c'è di più rilassante di un comodo sofà dove rilassarsi dopo il lavoro, con una bella cioccolata calda o con delle patatine in sacchetto (meglio se al formaggio)? Ogni tanto anche le «schifezze dobbiamo concedercele» perchè oltre allo stomaco, fanno bene all'animo.

Twitter@BarbaraGiglioli

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