Arturo Scotto, l'alfiere rosso che chiede all'Italia di inginocchiarsi a Speranza

Il deputato dem mostra perplessità per le indagini sull'ex ministro della Salute: "Con lui ci siamo sentiti in mani sicure". E vuole importare in Italia il modello Lula

Arturo Scotto, l'alfiere rosso che chiede all'Italia di inginocchiarsi a Speranza

Come modello di riferimento prende Lula. È arrabbiato con il governo francese e tedesco, ma non vuole minimamente prendere le difese dell'esecutivo Meloni. Invece sfodera lo scudo a protezione di Roberto Speranza, tanto da mostrare perplessità sulle indagini della magistratura sul suo operato durante la pandemia Covid-19. Le posizioni di Arturo Scotto non sono altro che la logica conseguenza di uno storico attivismo nella galassia di sinistra, un impegno portato avanti fin dalla giovane età.

Prima di addentrarsi nel racconto della sua figura mette le mani avanti e tiene a specificare: "Io non sono mai entrato in politica. Io ho scelto di militare a sinistra". Un luogo ritenuto ideale, spiega, per chi non si sottrae alle battaglie "per l'emancipazione di chi per vivere deve lavorare". Definisce la sinistra "sentimento ma anche studio matto e disperatissimo" e non nasconde l'amarezza quando gli si fa notare come Antonio Gramsci sia più apprezzato all'estero che in Patria: indubbiamente scatta "l'orgoglio nazionale", ma al tempo stesso "capisci che c'è qualcosa che non va nelle nostre agenzie formative".

La scelta di campo viene presa da subito. Conosce la sinistra nella sua città della provincia napoletana, Torre del Greco, e si iscrive alla sezione del Pds "Palmiro Togliatti". Viene dalle mobilitazioni studentesche nel 1991-1992 in cui si chiedono "libertà e autonomia, ma anche una politica più pulita". Sono gli anni di Tangentopoli e delle stragi di mafia. "Dove doveva stare un ragazzo che voleva cambiare il mondo se non a sinistra?", si chiede.

Conosce il rosso quando chiude Bagnoli a Napoli, la più grande acciaieria del Sud. A suo giudizio quel colore è il simbolo "di chi lotta per l'uguaglianza ovunque nel mondo". Il suo percorso poggia su due binari: la fedeltà alla sinistra e il senso di appartenenza partenopeo. Tra una lettura e l'altra di Raymond Chandler c'è sempre il Napoli, "una città che respira nel rapporto con quello che c'è fuori". E i punti di riferimento vengono da sé. Uno su tutti Diego Armando Maradona, "il primo calciatore globale". Senza dimenticare il mito Pino Daniele: "Non esiste un artista così eclettico e versatile nella storia recente della musica italiana".

Nel percorso di vita arriva il momento di scendere in campo e di metterci la faccia. Arturo Scotto è il braccio destro di Roberto Speranza, essendo coordinatore nazionale di Articolo Uno, con cui condivide una militanza iniziata nella sinistra giovanile tanti anni fa: "Ci siamo lasciati e ripresi mille volte e poi abbiamo fondato Articolo Uno". Il legame così forte lo porta a schierarsi senza alcun dubbio a suo favore contro chi osa mettere in discussione la gestione dell'emergenza Coronavirus.

Scotto sostiene che l'Italia "dovrebbe ringraziare" l'ex ministro della Salute perché "con il suo rigore e la sua onestà" ha affrontato il periodo più buio della storia recente. Non mancano altre parole al miele per Speranza: "Con lui ci siamo sentiti in mani sicure". E, in riferimento all'inchiesta Covid-19, confessa di non riuscire a capire "come la magistratura possa immaginare che scelte dettate dalla sensibilità politica oltre che dall'evidenza scientifica possano essere messe a processo".

Tra l'altro Scotto fa parte della Direzione nazionale del Partito democratico e osserva con ottimismo l'irruzione di Elly Schlein sulla scena politica italiana grazie anche a questo poderoso cambio di fase storica: "Mette davanti alle prepotenze del mercato la primazia dei diritti. Scusate se è poco...". E vede il nuovo segretario del Pd come una figura in grado di portare il Pd a raggiungere un obiettivo chiaro: archiviare la stagione del renzismo per tornare a essere un partito realmente riformista.

Da tempo sostiene la necessità di un'alleanza larga, ritenuto un elemento indispensabile per battere il centrodestra. In particolar modo chiede di guardare al modello Lula in Brasile, dove il campo democratico "ha avuto la forza di unirsi, nonostante differenze enormi, e scommettere sul leader della sinistra dell'ultimo quarantennio e individuare subito l'avversario da battere". Lula in Italia sarebbe considerato "da rottamare" mentre, si affretta a sottolineare, in Brasile "la sua storia è stato il valore aggiunto per aggregare forze liberali e forze di sinistra e ambientaliste".

Restando con gli occhi puntati all'estero, schierarsi a protezione del governo guidato da Giorgia Meloni è uno sforzo impraticabile. Gli attacchi della Francia e della Germania verso l'Italia non lo spingono a tutelare l'esecutivo di centrodestra, ma comunque non risparmia critiche a Parigi e a Berlino: "Sono arrabbiato con il governo francese quanto con quello tedesco". Fa presto a spiegare le motivazioni.

Secondo Scotto le loro critiche non fanno altro che alimentare "il vittimismo della Meloni anziché aprirle delle contraddizioni" sul fronte dell'immigrazione.

"La svolta si chiama riforma di Dublino, solidarietà europea, distribuzione obbligatoria dei migranti, cittadinanza per chi nasce e cresce qui e una Mare Nostrum europea perché nessuno può morire in mare", afferma. Per poi sferzare l'Unione europea: "Il governo Meloni arriva anche perché l'Europa ha fatto troppo poco". Se anche un alfiere rosso come Scotto se la prende con Francia, Germanie e Ue...

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