Da Berlino abbiamo copiato solo gli errori

Noi abbiamo seguito la Germania nella terapia del rigore. Non nella terapia dei contratti di lavoro aziendali

Da Berlino abbiamo copiato solo gli errori

I dati del primo trimestre dell'economia dell'Eurozona sono pessimi, si tratta della più lunga recessione dal dopoguerra. Nel primo trimestre, su base annua, nei 17 paesi dell'euro c'è un calo dello 0,9% del Pil. Questo andamento contrasta con quello degli Usa ove il Pil, nel primo trimestre, è cresciuto del 2,5% su base annua, mentre quello del Giappone è cresciuto del 3,5 grazie alla terapia monetaria della Banca Centrale Giapponese. Anche il Regno Unito ha avuto una crescita. All'interno dell'Eurozona c'è chi soffre di meno e chi di più. Nel primo trimestre la Francia ha avuto una riduzione del Pil dello 0,2%, pari allo 0,8 su base annua. La Germania se la cava con un aumento dello 0,1 (0,4 su base annua) mentre l'Italia ha un calo dello 0,5 (2% su base annua). Poiché la popolazione è cresciuta (tramite gli immigrati), il Pil pro capite è dello 1,5% inferiore a quello del 2000. La nostra disoccupazione arriva al 12% mentre era scesa al 7,7% nel 2005, quando quella tedesca era all'11%. E non possiamo consolarci considerando il 2010, quando la nostra disoccupazione era al 10,1%. La Germania allora aveva una disoccupazione del 7%. Ma ora è al 7,1%, grazie alle riforme attuate nel settore del lavoro. Sono stati liberalizzati i contratti di lavoro, stabilendo che si possono fare quelli aziendali in deroga ai nazionali. Sono state introdotte regole per premiare la produttività. Si è ridotta la durata dei sussidi di disoccupazione, in modo da indurre i disoccupati ad accettare occasioni di lavoro poco gradite. Noi abbiamo seguito la Germania nella terapia del rigore. Non nella terapia dei contratti di lavoro aziendali, perché i contratti alla Marchionne si fanno solo se si esce dalla Confindustria e sono contestati dalla Cgil con una miriade di ricorsi. La riforma Fornero ha anche fatto marcia indietro sulla legge Biagi. Ha rinnovato i contratti di produttività, permettendo che siano irrigiditi con accordi nazionali. Il governo Monti ha attuato una tassazione eccessiva degli immobili, causando una recessione superiore al necessario. Cioè ha adottato la terapia del rigore tedesco con dosi maggiori di quelle prescritte. Che fare, per evitare di rimaner schiacciati? Molto lo possiamo fare a livello nazionale. Bisogna liberalizzare il mercato del lavoro, imitando il modello tedesco. Non si può prendere dalla Germania la amara ricetta contro il deficit, senza prendere l'altra, che riguarda la crescita mediante i contratti di lavoro flessibili, orientati alla produttività. Essi generano più prodotto e più occupazione e quindi maggiori entrate pubbliche a parità di aliquote, minori spese per casse integrazioni, maggiore export e più domanda di consumi. Dobbiamo ridurre l'Imu con tagli delle spese e rilanciare gli investimenti, tramite privatizzazioni che danno proventi da reinvestire. Ma occorre che l'Eurozona venga rilanciata mediante la politica monetaria espansiva, come ha fatto il Giappone che era in stagnazione ed ora ha una crescita robusta. La Germania ha trascinato l'Eurozona nella recessione perché ci ha obbligati al rigore fiscale ma si è ben guardata da chiedere che a livello europeo si stabiliscano regole di liberalizzazione del mercato del lavoro, che pure sarebbero richieste dal trattato di Maastricht e dalla logica della moneta unica, con cambio eguale per tutti. La Germania ha errato in modo grave, ostacolando la politica monetaria espansiva, che la Bce potrebbe e vorrebbe fare.

Mentre questa è la prescrizione da manuale: quando la politica fiscale è severa, la politica monetaria deve essere facile. E viceversa. Anche la Francia è in recessione e la richiesta di politica monetaria espansiva può avere una maggioranza. Bisogna muoversi per far cadere il veto tedesco.

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