Berlusconi può farcela: le cinque ipotesi sul futuro

Punto per punto, ecco tutte le strade che ha il Cav per continuare a svolgere il proprio ruolo pubblico e politico

Berlusconi può farcela: le cinque ipotesi sul futuro

L'agenda nelle mani del magistrato di sorveglianza. Sarà lui, se la sentenza di condanna del processo Mediaset dovesse diventare definitiva, a valutare gli impegni del Cavaliere, i suoi spostamenti, in qualche modo la sua giornata. È questo lo scenario che gli esperti di cronaca giudiziaria accreditano come più probabile: la pena per Silvio Berlusconi si ridurrà, per effetto dell'indulto, a un anno e quell'anno trascorrerà, o meglio, dovrebbe trascorrere alla voce affidamento in prova ai servizi sociali. Una formula che forse sfugge all'opinione pubblica, ma sono queste probabilmente le parole con cui il leader del centrodestra dovrà convivere nel futuro prossimo. E sarà il giudice, che dispone di uno strumento flessibile come una fisarmonica, a stabilire le prescrizioni cui il cavaliere dovrà sottoporsi.

A La Cassazione assolve

Certo, è difficile ragionare del domani dell'ex premier su questo piano inclinato, ma è la realtà. C'è in verità una prima ipotesi che non può essere scartata: la cassazione quando sarà, si pensa nel prossimo autunno, potrebbe pure non confermare la condanna a 4 anni più 5 di interdizione dai pubblici uffici. La Suprema corte potrebbe anche decidere di assolvere il Cavaliere, sconfessando la condanna decisa dal tribunale e confermata in secondo grado. Tecnicamente, si tratterebbe di un annullamento senza rinvio. Dal punto di vista politico si tratterebbe per Berlusconi di una vittoria clamorosa, un ko da incorniciare, ma è davvero difficile immaginare che si arrivi ad un verdetto del genere. Anche se, va detto, in questi anni nelle aule di giustizia del nostro Paese è accaduto di tutto. E il funerale del Cavaliere è già stato celebrato più di una volta in sua assenza. L'assoluzione ovviamente restituirebbe Berlusconi, un Berlusconi nuovo di zecca, al suo ruolo di stella di prima grandezza nel firmamento politico italiano e ai suoi impegni di senatore.

B La Cassazione ordina un nuovo processo d'appello

Nel ventaglio delle possibilità, anche questa appare improbabile. La Suprema corte però dispone di un mazzo intero di carte e fra le altre c'è anche quella del rinvio: ordinare un appello bis, come è successo recente mente, per intenderci, in molte storie di cronaca nera. Dal delitto di Perugia a quello di Garlasco. In questo caso, si andrebbe dritti verso le sabbie mobili della prescrizione, dove questa storia affonderebbe fra l'aprile e il luglio 2014. In questo caso, il Cavaliere rimarrebbe senatore e non sconterebbe alcuna pena. Certo, resterebbe l'ammaccatura di una condanna evitata solo perché non c'è più sabbia nella clessidra dei giudici.

C Conferma della condanna

Quel che accade nelle aule di giustizia non è mai scontato, ma una robusta corrente di pensiero profetizza: ad ottobre, o quando sarà, comunque presto, la Suprema corte metterà il proprio autorevole timbro sulla pena stabilita nei precedenti gradi di giudizio. Che cosa accadrà? La pena, teoricamente, è di 4 anni, a 3 sono coperti dall'indulto. Dunque resta da scontare un anno secco. E qua scattano, senza il solito condizionale, gli automatismi di legge. Il countdown verso l'esecuzione della pena viene sospeso e la palla passa ai difensori che possono chiedere una misura alternativa al carcere: di solito, in una situazione del genere, l'affidamento in prova ai servizi sociali. Si tratta di un percorso rieducativo in cui il condannato s'impegna e si mette a disposizione della società. Le soluzioni sono infinite: qualcuno dedica energie ai disabili, altri ai tossicodipendenti o ai malati. Dipende. Il punto è il rapporto che si stabilisce fra il condannato e il suo giudice. Il magistrato può piazzare paletti su paletti ma può rendere questa fase anche soft. In teoria le limitazioni ci sono e pesano: non si può uscire da quella determinata regione, o peggio, provincia, non si può dormire fuori casa, non si può andare in certi luoghi o locali. Un viaggio all'estero, poi, è fantascienza. Ma il potere discrezionale del magistrato può ampliare o ridurre queste misure. Le barriere invisibili possono diventare quasi trasparenti oppure assomigliare a quelle di una cella.
Sull'altro versante, invece, i margini di manovra del Parlamento, appaiono molto ridotti: il Senato, davanti a una condanna, non potrà che ratificarla con una sorta di presa d'atto. E dunque Berlusconi, se si arriverà sin qui, dovrà lasciare Palazzo Madama. Per la democrazia italiana questa sarebbe una ferita profonda.
E il vulnus si accompagnerebbe alle umiliazioni imposte al Cavaliere dalla trafila dell'affidamento in prova. Che, però, come accennato, potrebbe essere mitigato, e non di poco, da un giudice di larghe vedute.

D Berlusconi va ai domiciliari

È un'ipotesi remota, ma che a priori non può essere scartata. Il magistrato e poi il tribunale di Sorveglianza hanno, come San Pietro, le chiavi del destino del condannato. Possono rifiutare dunque la sua proposta di affidamento, ma sulla carta possono anche dire no tout-court a questa strada e imboccarne un'altra: quella che passa per la detenzione domiciliare. In questo caso il Cavaliere sarebbe «prigioniero» ad Arcore o in un'altra dimora e il regime sarebbe, va da sé, ancora più rigido. Più duro. Più severo.

E Berlusconi in carcere

È quel che non s'immagina. Ma in teoria tutto è possibile. Almeno in teoria. Se gli altri processi - da Ruby al nastro Consorte-Fassino - dovessero marciare veloce, e con il Cavaliere l'alta velocità è la regola, per arrivare ad una condanna definitiva, allora si entrerebbe in un'altra dimensione: la revoca dell'indulto. E sul pallottoliere le pene si sommerebbero.

Ma questo dovrebbe avvenire in tempi rapidi, entro una stretta finestra temporale, e anche i più accaniti nemici del cavaliere non credono a questo finale. Più facile che dall'uovo della cassazione esca la sorpresa dell'assoluzione.

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