Berlusconi può farcela, ma tenga da conto Monti

il Cavaliere redivivo, faccia la sua parte con molta e decente e an­che aggressiva radicalità, parli di fatti e futu­ro, non si lasci intrappolare dalla logica del Ba­nale, che non gli appartiene, e mi tenga da conto Monti

Berlusconi può farcela, ma tenga da conto Monti

Hanno già inventato il veneficio stregone­sco del cerchio magi­co femminile intorno a Lui, per lo Stracquadanio in fuga verso una destra moderna e di sti­le europeo è pronto un busto al Pincio, elaborano in fretta sondag­gini internettiani che danno il Pdl o la Pdl popolare elettoralmente quanto Lui, si divertono con l'an­zianità media delle sue platee, vo­gliono scipparci pure la Minetti co­me bandiera di coerenza tradita dal nostro Duce e Pupone supere­nergetic­o e Cav e Dulcamara e Ze­firino e Cherubino: ma quanto so­no ridicoli, come sono grotteschi con quelle loro facce presuntiva­mente serie, «facce da federali», tutti in fila per uno, tutti in riga a scrivere e dire fesserie su un italia­no di talento che ha fatto vedere i sorci verdi alla classe dirigente mediatico-giudiziaria più scema e maramalda del mondo, su un mattocchio che di errore in errore ora procede impavido verso una faticaccia da ragazzino in vista di una catastrofica resurrezione, su un tipaccio che da anni li guarda sogghignando dal cielo afoso del­la s­toria mentre si rotolano dante­scamente nel fango della procedu­ra di diffamazione e assassinio morale che li avvolge e li sporca. In fondo spero di perdere, e neanche tanto cavalleresca­mente, per cristallizzare come un incanto pa­tologico la mia arcitalia e il mio arcitaliano in una perversa fine del mondo immersa nell' amicizia leale, quella di Fruttero e Lucentini che un giorno a Francoforte mi rivelarono: «Credono tutti che abbiamo grandi passioni in comune, ma in comune mettiamo soprattut­to i disgusti». Già, io lo disprezzo l'esercito del Banale, mi fanno senso l'armata inelegante e inciprignita dei malinconici ostentatori, la ma­snada dei bugiardi privi di ironia. Malaparte scriveva: «L'Italiano non si cura della legge di natura/ma talvolta lui corregge la natura della legge». E lo credo.

In America un avvocato dell'accusa, il procu­ratore che sta sullo stesso piano della difesa,ha rinunciato a portare a processo per una chiara accusa di stupro, firmata e controfirma­ta da una cameriera del Sofitel, uno degli uomi­ni più potenti ed eleganti del mondo, Domini­que Strauss-Kahn. Non se la sentiva, il bravo Cyrus Vance di Manhattan, di mettere in gioco le regole della giustizia giusta con un teste a ca­rico poco credibile, nonostante le circostanze e le rivelazioni che avevano bucato il muro massiccio dell'omertà française sulle abitudi­ni predatorie del soggetto. In Italia una pm dai capelli rossi ha trovato nell'onnipotenza bar­barica della sua funzione l'occasione per il gio­co della colonna infame: delazioni trasversali, chiacchiere telefoniche intercettate, pedina­menti e invasioni della privacy, tutto per arriva­re a un processo-scandalo, a un dibattimento in cui dovrebbe secondo il codice formarsi la prova, e alla fine ha deciso di non citare cometestimone la signora Kharima El Marough, campione dell'ossessione voyeuristica nazio­nal- moralista, un processo per concussione in cui il funzionario è inconcusso, e un'accusa di induzione alla prostituzione minorile in cui la minorenne è inviolata e perciò assente.
Ma il ritorno di Berlusconi avviene in un contesto a sorpresa, di cui il Cav dovrà tenere conto. Anelano a governare, vendicarsi e ba­stonare, con tanto di ascari della lista di Re­pubblica , i calunniatori che farebbero vergo­gnare i pudichi delatori della Repubblica ve­neziana e la garantista gendarmeria borboni­ca di Napoli; ma intanto governa una giunta tecnocratica sorretta da una ampia maggio­ranza parlamentare, gente che fa errori, tanti tranne uno: puntare su un'Italia accanita, mi­serabile, imbrogliona. Ci sono in realtà pochi italiani dei ceti colti e riflessivi che si sono ri­fiutati al gioco al massacro della generazione intellettuale che ha sputtanato per sempre l'azionismo storico trasformandolo in una porcilaia di pettegolezzi ansimanti, ma que­sti italiani stanno tutti nel governo dei Monti delle Fornero delle Cancellieri delle Severino e dei Passera e dei Riccardi. Ci sono pochi ele­menti delle classi dirigenti che si siano com­portati con decenza, che non abbiano intinto le loro fortune, ambizioni, missioni, chiama­tele come volete, nell'inchiostro avvelenato dei resoconti questurini a uso della politica, e questi stanno adesso a Palazzo Chigi.

Dica quello che è giusto dire, il Cavaliere redivivo, faccia la sua parte con molta e decente e an­che aggressiva radicalità, parli di fatti e futu­ro, non si lasci intrappolare dalla logica del Ba­nale, che non gli appartiene, e mi tenga da conto Monti. Alla fine andrà tutto bene.

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