Magari con qualche titubanza, ma alla fine Silvio Berlusconi scioglie la riserva. Lasciando a tarda sera Montecitorio, infatti, l’ex premier non sembra avere esitazioni. «Spero l’abbiate capito anche voi che la priorità sono le riforme, altrimenti il Paese resterà ingovernabile», dice ai giornalisti che lo incrociano nei corridoi della Camera. Insomma, aggiunge il Cavaliere, la legislatura «andrà avanti fino al 2013» e con Monti «non ci sono problemi». Poi, via in macchina verso Palazzo Grazioli. Lasciandosi in qualche modo alle spalle la querelle che negli ultimi giorni ha tormentato il Pdl, spaccato tra chi teorizza il «governicidio» (decisamente la maggioranza del partito e dell’elettorato) e chi è invece convinto che si debba continuare nel sostegno «responsabile» all’esecutivo. Polemica in qualche modo messa nel congelatore se Berlusconi arriva a dire a favore di giornalisti che si va «avanti fino al 2013».
Alla fine, dunque, quella linea che Gianni Letta aveva sostenuto con forza durante il vertice notturno di qualche giorno fa a via del Plebiscito pare averla spuntata. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, infatti, dopo un giro di tavolo in cui gli interventi di tutti i presenti erano stati piuttosto critici verso il governo, aveva insisto con forza sulla linea della «responsabilità»: «Ricordo a tutti che se Monti dovesse cadere i mercati ci punirebbero pesantemente e rischieremmo di fare la fine della Grecia». Parole nette e dette con tono perentorio. Berlusconi - alla Camera per ricevere il premio Guido Carli - non ripete il concetto, ma nel suo intervento davanti alla platea punta sulla necessità di «riformare l’architettura istituzionale» altrimenti il Paese non riuscirà ad uscire dal suo immobilismo. Con un dettaglio: Gianfranco Fini, che presenzia per oltre un ora la cerimonia insieme a Letta, lascia sul palco la sua sedia vuota pochi minuti prima che il Cavaliere venga premiato e inizi a parlare. Ovviamente un caso.
Nella sua prima uscita pubblica dopo le amministrative, insomma, Berlusconi sposa la linea della «responsabilità». Al punto di auspicare che «al tavolo con l’opposizione si possa ancora trovare l’accordo su altri punti della riforma dell’architettura istituzionale». Non solo «sulla nomina e la revoca dei ministri da parte del premier» e «sull’eliminazione del doppio passaggio delle leggi» che fanno la spola tra Camera e Senato, ma «anche sulla modifica del sistema di nomina della Corte costituzionale e sulla possibilità che il premier chieda lo scioglimento del Parlamento». Un auspicio che, nei fatti, sopisce lo scontro interno al Pdl perché è chiaro che un percorso del genere lo si può immaginare soltanto evitando di mettere in crisi l’esecutivo.
Il Cavaliere, poi, torna a lamentarsi della difficoltà di governare e ripete la metafora del ddl che arriva dal Consiglio dei ministri che è un «cavallo purosangue» ed esce dal Parlamento 500-600 giorni dopo che «è un ippopotamo». «Il disegno di legge - dice - già nasce inquinato dalla necessità del presidente del Consiglio in carica di trovare l’accordo con gli altri piccoli partiti che sono il frutto del voto degli italiani che danno, chessò, il 5% a Grillo, il 6% a Vendola, il 7% a Di Pietro, il 2 al Fli, il 10 alla Lega e via dicendo. Siccome tutti questi partiti agiscono guardando al proprio particolare interesse politico che coincide quasi sempre con l’interesse politico dei loro piccoli leader, il disegno di legge esce dal tavolo del Consiglio dei ministri non come lo vorrebbe il premier». È il frutto, insomma, della trattativa con i Grillo o i Vendola o i Di Pietro del caso.
Riforme a parte, il Cavaliere continua a ragionare sul restyling del Pdl visto che, al più tardi, comunque si andrà al voto il 17 marzo del 2013 (pare sia l’ultima data utile). E anche ieri - nonostante la decisione della Cassazione di annullare il suo proscioglimento dall’accusa di aver diffamato Di Pietro non l’abbia propriamente messo di buon umore - l’argomento è stato trattato sia a Palazzo Grazioli che a via dell’Umiltà. E per il rilancio del partito ci sarebbe anche chi ipotizza una data: quella del 24 maggio, dopo i ballottaggi. Di certo, c’è che continuano le manovre verso il centro e ci sarebbero stati altri contatti con Luca Cordero di Montezemolo.
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