Al termine di un vertice teso, non ce n’è uno che voglia metterci la faccia. Da Palazzo Grazioli escono alla spicciolata e basta guardare i loro volti per capire che no, non è andata affatto bene. Tutti a trincerarsi dietro il no comment d’ordinanza, persino chi le telecamere solitamente le rincorre. Vanno via uno dopo l’altro ed è La Russa a spiegare che c’è la consegna del silenzio e dunque «parlerà il segretario Alfano». Alla fine, dopo ore di attesa, l’unica parola ufficiale arriverà invece dall’ufficio stampa di via dell’Umiltà che in un lungo comunicato si limita a parlare di «riunione costruttiva su come rilanciare unitariamente il Pdl».
Nebbia fitta, insomma. Al punto che tutti si sfilano e aspettano di avere le idee più chiare. D’altra parte, la situazione è così fumosa che pure i resoconti del vertice di Palazzo Grazioli cambiano a seconda degli interlocutori. C’è chi racconta un Berlusconi attendista per necessità ma comunque deciso e chi giura invece che il Cavaliere abbia ormai abbandonato ogni intenzione battagliera e sia pronto a tenersi un Pdl da rinnovare ma non da buttare. Ricostruzioni così lontane l’una dall’altra che viene da dubitare della buona fede degli interlocutori. Più di loro, dicevamo, parlano però le facce di chi usciva da Palazzo Grazioli.
Facce decisamente segnate. Da un Berlusconi che non avrebbe lesinato critiche ai suoi colonnelli, ricordando che sono mesi che chiede si «svecchiare il partito» e di «mandare in tv facce nuove». Niente,s’è fatto l’esatto contrario. E ora, avrebbe aggiunto, scopro anche che congiurate contro di me. «Pensate davvero non l’abbia notato che mi avete lasciato solo?», la butta lì l’expremier. «Pensate che non mi sia accorto che dopo la sentenza sui diritti tv nel partito mi hanno difeso solo in undici?», rincara la dose.
Un modo per segnare una distanza che è ormai siderale. Anche se poi - è qui torna in scena il Berlusconi degli stop and gonon esclude di archiviare lo spacchettamento e dedicarsi semplicemente al restyling del Pdl. «Con facce completamente nuove », ci tiene ad aggiungere. E senza escludere di candidarsi di nuovo a Palazzo Chigi. Alla riunione di Palazzo Grazioli ci sono Alfano, La Russa, Chicchitto, Quagliariello, Gasparri, Letta, Verdini e Bondi e solo gli ultimi due ci tengono a dire che deve decidere l’ex premier («Questi vertici sono inutili », sbotta Bondi che se ne va a metà). Gli altri, invece, un suo ritorno non lo vedono affatto di buon grado, anzi per gli ex An sarebbe addirittura discriminante. Ma Berlusconi non ci sta e lo mette nero su bianco alle 22.30 con una nota che azzera le ricostruzioni secondo cui sarebbe pronto al passo indietro. «Sono assediato dalle richieste dei miei perché annunci al più presto la mia ridiscesa in campo. La situazione - aggiunge - è ben più grave di un anno fa quando lasciai il governo e l’Italia è sull’orlo del baratro. Non lo posso consentire e ciò determinerà le scelte che prenderemo assieme nei prossimi giorni ». Una risposta piuttosto chiara a chi ancora ieri lo invitava a fare il padre nobile.
Ogni decisione, però, è rimandata ai prossimi giorni. Intanto perché c’è da vedere cosa succede oggi, quando il Consiglio dei ministri dovrà affrontare il nodo election day. Sul punto il Cavaliere è categorico e minaccia seriamente la crisi di governo. Questo dovrebbe ribadire oggi Alfano in un incontro con Monti. Per Berlusconi, infatti, è decisivo che si voti in una sola tornata (al massimo due) per evitare di arrivare alle politiche con la sconfitta delle regionali. Senza contare che stabilire l’ election day significherebbe indicare una data certa per il voto. A quel punto sì che il Cavaliere potrebbe rompere gli indugi e ufficializzare le sue decisioni.
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