Berlusconi sfida tutti e torna in campo

Il Cavaliere: "La situazione è ben più grave di quando ho lasciato. In molti chiedono di ricandidarmi". E sfida Monti: accorpare il voto politico e amministrativo o togliamo la fiducia

Il Cavaliere Silvio Berlsuconi
Il Cavaliere Silvio Berlsuconi

Al termine di un vertice te­so, non ce n’è uno che voglia metterci la faccia. Da Palazzo Grazioli escono al­la spicciolata e basta guardare i loro volti per capire che no, non è andata affatto bene. Tut­ti a trincerarsi dietro il no com­ment d’ordinanza, persino chi le telecamere solitamente le rincorre. Vanno via uno dopo l’altro ed è La Russa a spiegare che c’è la consegna del silenzio e dunque «parlerà il segretario Alfano». Alla fine, dopo ore di attesa, l’unica parola ufficiale arriverà invece dall’ufficio stampa di via dell’Umiltà che in un lungo comunicato si limi­ta a parlare di «riunione co­struttiva su come rilanciare unitariamente il Pdl».

Nebbia fitta, insomma. Al punto che tutti si sfilano e aspettano di avere le idee più chiare. D’altra parte, la situa­zione è così fumosa che pure i resoconti del vertice di Palazzo Grazioli cambiano a seconda degli interlocutori. C’è chi rac­conta un Berlusconi attendista per necessità ma comunque deciso e chi giura invece che il Cavaliere abbia ormai abban­donato ogni intenzione batta­gliera e sia pronto a tenersi un Pdl da rinnovare ma non da buttare. Ricostruzioni così lon­tane l’una dall’altra che viene da dubitare della buona fede degli interlocutori. Più di loro, dicevamo, parlano però le fac­ce di chi usciva da Palazzo Gra­zioli.

Facce decisamente segnate. Da un Berlusconi che non avrebbe lesinato critiche ai suoi colonnelli, ricordando che sono mesi che chiede si «svecchiare il partito» e di «mandare in tv facce nuove». Niente,s’è fatto l’esatto contra­rio. E ora, avrebbe aggiunto, scopro anche che congiurate contro di me. «Pensate davve­ro non l’abbia notato che mi avete lasciato solo?», la butta lì l’expremier. «Pensate che non mi sia accorto che dopo la sen­tenza sui diritti tv nel partito mi hanno difeso solo in undici?», rincara la dose.

Un modo per segnare una di­stanza che è ormai siderale. An­che se poi - è qui torna in scena il Berlusconi degli stop and go­non esclude di archiviare lo spacchettamento e dedicarsi semplicemente al restyling del Pdl. «Con facce completamen­te nuove », ci tiene ad aggiunge­re. E senza escludere di candi­darsi di nuovo a Palazzo Chigi. Alla riunione di Palazzo Gra­zioli ci sono Alfano, La Russa, Chicchitto, Quagliariello, Ga­sparri, Letta, Verdini e Bondi e solo gli ultimi due ci tengono a dire che deve decidere l’ex pre­mier («Questi vertici sono inu­tili », sbotta Bondi che se ne va a metà). Gli altri, invece, un suo ritorno non lo vedono affatto di buon grado, anzi per gli ex An sarebbe addirittura discri­minante. Ma Berlusconi non ci sta e lo mette nero su bianco al­le 22.30 con una nota che azze­ra le ricostruzioni secondo cui sarebbe pronto al passo indie­tro. «Sono assediato dalle ri­chieste dei miei perché annun­ci al più presto la mia ridiscesa in campo. La situazione - ag­giunge - è ben più grave di un anno fa quando lasciai il gover­no e l’Italia è sull’orlo del bara­tro. Non lo posso consentire e ciò determinerà le scelte che prenderemo assieme nei pros­simi giorni ». Una risposta piut­tosto chiara a chi ancora ieri lo invitava a fare il padre nobile.

Ogni decisione, però, è ri­mandata ai prossimi giorni. In­tanto perché c’è da vedere co­sa succede oggi, quando il Con­si­glio dei ministri dovrà affron­tare il nodo election day. Sul punto il Cavaliere è categorico e minaccia seriamente la crisi di governo. Questo dovrebbe ri­badire oggi Alfano in un incon­tro con Monti. Per Berlusconi, infatti, è decisivo che si voti in una sola tornata (al massimo due) per evitare di arrivare alle politiche con la sconfitta delle regionali.

Senza contare che stabilire l’ election day signifi­cherebbe indicare una data certa per il voto. A quel punto sì che il Cavaliere potrebbe rom­pere gli indugi e ufficializzare le sue decisioni.

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