La piazza napoletana, che protesta contro la decisione del governo di rimodulare lo strumento del reddito di cittadinanza, è eterogenea. Molto. C'è il parcheggiatore abusivo, molto conosciuto dalle parti di piazza Matteotti, che spadroneggia nel centro storico imponendo il «pizzo» del pagamento dei 2 euro per la sosta dell'auto in zona vietata. C'è il tifoso violento, palestrato con il corpo ricoperto di tatuaggi, che appena vede una guerriglia contro la polizia annusa l'odore del sangue. C'è il politico. E qui l'elenco è lunghissimo: da Rifondazione comunista ai grillini. La politica non è mai assente quando deve mettere il cappello su una protesta. C'è l'attivista del centro sociale, che un tempo occupava Palazzo San Giacomo, durante l'era De Magistris. Fino a due anni fa non aveva bisogno del reddito perché si pappava lo stipendio di assessore o consigliere. Sono gli stessi attivisti che mettevano a ferro e fuoco la città contro il nemico di turno. Prima era Renzi. Poi Salvini. Oggi è Meloni. Nulla di nuovo sotto il Vesuvio. I volti barbuti e arrabbiati sono sempre gli stessi. La maglietta del Che e la cinghia in mano. C'è il disoccupato cronico, di professione, abituato ai sussidi (per non fare nulla) dell'epoca bassoliniana. C'è il pregiudicato violento, che voglia di lavorare ne ha poca. E continua la sua attività illecita, tra rapine e spaccio, incassando fino al 31 luglio il Reddito.
Ad aprire il corteo sono state le donne, quasi a camuffare i veri protagonisti della marcia violenta. Nella piazza calda, che due giorni fa a Napoli nel corso del corteo si è scontrata con le forze dell'ordine, non manca nessuno. Anzi sì: i veri assenti sono proprio i padri di famiglia: chi il reddito l'ha perso, per effetto della riforma targata Meloni. Ma può recuperarlo se aderisce al programma di formazione e inserimento nel mondo del lavoro. Manca perché, magari, è già alla ricerca di un lavoro o si è già rivolto ai servizi sociali del Comune per avviare l'iter di formazione. La battaglia per il reddito unisce violenti, sinistra radicale, energumeni. Un po' di tutto. C'è soprattutto chi è abituato alla guerriglia. Ieri per l'autonomia. Oggi per il rdc. Gente che però non scende in piazza se in pieno centro si ammazza come se nulla fosse per il controllo dello spaccio di droga.
E fa strano leggere le dichiarazioni del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che in passato è stato bersaglio di durissime contestazioni proprio da parte di queste frange violenti. De Luca oggi ne appoggia la protesta: «La decisione che ha preso il governo in relazione al Reddito di cittadinanza è sbagliata e poco rispettosa. Questo è un manicomio, non una politica del lavoro. Quando pure si iscrivessero tutti ai centri per l'impiego per la formazione professionale, il problema è il lavoro. Bisogna decidere qual è il livello di povertà a cui fare fronte con un aiuto dello Stato trasparente. La mia opinione - ha osservato - è che funzionava meglio il reddito di inclusione», ad ogni modo «è indispensabile una misura di aiuto alla povera gente vera». Conversione pura al grillismo contiano.
E mentre Stefano Patuanelli, capogruppo del M5s al Senato, attacca il governo: «Mentono sulla pelle dei più deboli».
A Torino si scopre l'ennesima truffa sul rdc con un danno per le casse comunali pari a 3,5 milioni di euro. Ora dopo gli scontri di lunedì la piazza napoletana già prepara una nuova protesta. Appuntamento a inizio della prossima settimana. Con il barbuto energumeno alla testa del corteo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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