Il campo largo alla ricerca di un federatore. Ma Sala già si sfila

Le opposizioni assaporano l'ipotesi di un nuovo Ulivo anti-Meloni. La profezia del numero uno di Italia Viva: "Il federatore sarà un amministratore sul campo". Il sindaco di Milano replica: "Ok federazione, oltre Pd e M5S manca terza gamba"

Il campo largo alla ricerca di un federatore. Ma Sala già si sfila
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Il campo largo della sinistra, dopo anni di insuccessi politici ma soprattutto elettorali, prova a giocare l’ultima carta: riportare indietro le lancette della storia. L’ipotesi di un nuovo Ulivo, la vecchia alleanza elettorale del centrosinistra italiano, sarebbe l’ultima trovata politica dei compagni giallo-rossi. L’ipotesi di un nuovo federatore, secondo un retroscena del Corriere della Sera, potrebbe essere dietro l’angolo. E i nomi più importanti sulla lista sono sostanzialmente due: Beppe Sala secondo alcuni e Paolo Gentiloni secondo altri. Il sindaco di Milano da una parte e il commissario europeo per Affari economici dall’altra.

Il confronto è già iniziato. Il fattore tempo, d’altronde, non è da sottovalutare: l’ipotesi Ulivo dovrà essere realtà entro le prossime elezioni politiche. In palio, giova ricordarlo, c’è il ruolo di federatore dell’intera coalizione di centrosinistra. E la suggestione di una nuova ammucchiata anti-Meloni non è campata in aria. L’ex europarlamentare Pierluigi Castagnetti, ripreso dal Corriere della Sera, ha alluso a questa prospettiva futura: “Dopo le Europee – ha spiegato l’esponente dem nel corso di un convegno – bisognerà costruire un nuovo Ulivo”. L’ex segretario dem ora numero uno di Italia Viva, Matteo Renzi, ha lanciato il secondo indizio: “Il nuovo Ulivo – ha chiarito domenica a Stasera Italia – è il disegno del Pd”. Con qualche piccola novità rilevante: “Non lo federa Conte – ha continuato – non lo federa Schlein, può farlo un amministratore che è sul campo o un’amministratrice”. L’identikit delineato da Renzi non lascia spazio a grandi interpretazioni. Secondo i fedelissimi del senatore toscano il nome a cui si riferiva l’ex premier è quello di Beppe Sala. Il sindaco di Milano, molto più vicino alle istanze massimaliste del Pd, potrebbe essere il giusto compromesso per Elly Schlein e il suo cerchio magico.

Anche se il primo cittadino, interpellato sul tema a margine dell'inaugurazione dei mercatini di Natale in Duomo, fa un passo indietro: "Un nome terzo - spiega Beppe Sala - oltre a Conte e Schlein, per la guida del centrosinistra? Parliamo di una cosa che ci sarà tra tre anni. Oltretutto, è chiaro che una gamba manca. Nel senso che bisogna pensare che una possibile federazione non può essere solo tra Pd e Movimento 5 Stelle, ma serve un'altra gamba”. Insomma, nessun ruolo di federatore in vista. Almeno per il momento: "C'è del tempo. Però alle Europee bisogna cercare di uscire bene e, perlomeno a Milano, vorrei cercare di fare la mia parte". "La mia compagna – ha spiegato con tono scherzoso il sindaco - ha la passione che ho io per la politica. Noi la mattina ci alziamo e leggiamo i giornali. Arrivando alla pagina del Corriere io la vedo e sto zitto, lei si gira verso di me e dice: ma con il carattere che hai vuoi fare il federatore? E così ha ammazzato un pò questa ipotesi". Battuta a parte, ha continuato il sindaco Salo, "io credo che il tema di federare ci stia tutto" ed è "quello che sto cercando di fare a Milano con la giunta e il consiglio", ma "credo che sia una missione di tutti quelli di buonsenso che vogliono pensare che il centrosinistra possa diventare un'alternativa che oggi fa fatica ad essere".

Di tutt’altro tenore, invece, l’altro nome della possibile lista di aspiranti federatori. Paolo Gentiloni, a differenza del primo cittadino milanese, potrebbe essere la figura perfetta per scalzare la segretaria dem e abbandonare, una volta per tutte, le politiche demagogiche di Schlein e soci. Diversi esponenti dem riformisti, e non è la prima volta che se ne discute, vorrebbero il commissario europeo alla guida della nuova grande coalizione di sinistra.

Tra i possibili candidati potrebbe esserci anche Filippo Andreatta, politologo vicino a Romano Prodi. Il dato certo è uno solo: la posizione di Elly Schlein sembra avere i giorni contati. La giovane paladina dem, svanito il famigerato effetto Schlein, è l’ennesima scoperta fallimentare di una sinistra in crisi di identità.

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