Il Partito democratico commette sempre il medesimo errore, non impara dal passato e finisce per restare nella palude: di fronte a una questione che polarizza l'opinione pubblica sposa apertamente la causa che ritiene giusta, la prova a cavalcare, tenta di intestarsi una battaglia personale, alla fine si mette il bastone tra le ruote per poi cadere a terra e fare i conti con la realtà. Il Pd è vittima di se stesso anche sull'eventuale candidatura di Ilaria Salis, che negli ultimi giorni è diventata una figura su cui i dem potrebbero puntare in vista delle prossime elezioni europee. Peccato che il padre della ragazza, spiazzando i vertici del Nazareno, abbia riservato considerazioni tutt'altro che positive verso la gestione comunicativa e mediatica di un'ipotesi del genere.
È stato proprio Roberto Salis a riservare uscite sferzanti all'indirizzo di un Partito democratico che non ha trovato unità e ha subito messo in mostra le sue sfumature sulla possibilità di una candidatura bandiera. "La candidatura bisognava gestirla meglio, senza dubbio. Prima di far uscire un'informazione così serviva che tutti fossero allineati", ha tuonato il padre di Ilaria al Foglio. E in quel "tutti" è racchiuso l'insieme dei dem coinvolti nella scelta: "Invece così si è innescato un dibattito interno fra le correnti sulla pelle di Ilaria". E, dopo aver ribadito l'importanza di affrontare il discorso solamente di fronte a uno scenario concreto, ha lanciato la stoccata finale: "Queste cose non si costruiscono così".
Infatti il Partito democratico, preso dalla frenesia di sperare nel colpaccio, non ha dato importanza a un aspetto che invece era prioritario: la compattezza della formazione politica sull'opzione della candidatura della 39enne milanese che si trova in carcere a Budapest dopo essere stata accusata di aver aggredito due estremisti di destra nella capitale ungherese. Addirittura anche sull'ipotetica candidatura di Salis, vista come opportunità per una lotta identitaria in vista delle elezioni europee, le spaccature tra le correnti e le differenti anime interne si sono prese la scena alimentando lo sconcerto degli elettori che continuano ad assistere a frammentazioni sempre più evidenti.
Si tratta solo dell'ultima grana per il Pd, che già da settimane deve fare i conti con mugugni e malumori per le indiscrezioni uscite sulle candidature per Bruxelles.
Elly Schlein è finita nel mirino perché - è l'accusa rivolta da diversi dem - non ha intenzione di riservare ampio spazio alla valorizzazione degli uscenti, mentre sembra concentrata per far posto ai suoi fedelissimi e alle bandierine dei candidati "esterni". Sullo sfondo resta il timore di penalizzare le candidate donne. La corsa per le elezioni europee inizia tutta in salita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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