Caselli scarica la ministra: a Roma la patata bollente

La procura di Torino si libera del caso: la Cancellieri non è indagata, ma i tabulati  delle telefonate a Ligresti vengono trasmessi ai pm della capitale per "approfondimenti"

Il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli
Il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli

La Procura di Torino si libera del caso Cancellieri. E, mettendosi al riparo da possibili accuse di aver riservato un trattamento soft alla Guardasigilli, scarica la patata bollente di decidere se indagare o meno il ministro di Giustizia ai pm di Roma. Saranno infatti trasmessi nella Capitale i tabulati che attestano i contatti tra la Cancellieri e Antonino Ligresti che hanno scatenato la nuova bufera su via Arenula. Ma il vero colpo da maestro, messo a segno dal procuratore capo Gian Carlo Caselli ormai a un passo dal pensionamento (tra un mese, il 28 dicembre) è il sistema scelto: gli atti, infatti, sono stati iscritti nel cosiddetto «modello k» (più conosciuto come «modello 45»), il registro in cui confluiscono gli atti non costituenti notizia di reato. Il che, fuor di burocratese, vuol dir questo: quelle telefonate, per ora, non svelano reati - e infatti Annamaria Cancellieri non è stata iscritta a Torino nel registro degli indagati - ma può essere opportuno approfondire, fare altre indagini. Saranno però i pm di Roma (oggi guidati da Giuseppe Pignatone, pm a Palermo quando Caselli era procuratore del capoluogo siciliano) a decidere se mettere sotto accusa il ministro.
La decisione, salomonica, che mette al riparo la procura di Torino scaricando ogni responsabilità su Roma, ha strappato un inusitato placet del Quirinale. Napolitano ha fatto sapere di avere «apprezzato la chiarezza e il rigore delle decisioni e delle precisazioni della procura di Torino». Ed eccola la decisione dei pm, giunta dopo un vertice tra il pg Marcello Maddalena, il procuratore capo, Caselli, e i pm titolari dell'inchiesta su Fonsai: «Con riferimento a documenti acquisiti solo di recente (tabulati in data 6 novembre e relativa annotazione Gdf in data 16 novembre) riferibili al cosiddetto “caso Ligresti” la procura di Torino comunica che nessun soggetto è stato iscritto nel registro degli indagati. È stato invece formato un fascicolo modello k (atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono richiedere approfondimenti). Questo fascicolo sarà trasferito alla procura di Roma in quanto territorialmente competente».
La competenza territoriale di Roma scatta perché proprio a Roma, lo scorso 22 agosto, il pm torinese Nessi ha ascoltato, come teste, il ministro di Giustizia. E proprio nelle dichiarazioni rese dalla Guardasigilli sta l'inghippo. Già, perché la Cancellieri parla della telefonata del 17 luglio con l'amica intercettata, compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni. Parla anche di una telefonata di Antonino Ligresti avvenuta il 19 agosto, quella in cui l'amico le ha parlato dei problemi di salute della nipote Giulia, in carcere. Tace, però, su una terza telefonata con lo stesso Antonino Ligresti, il giorno prima dell'interrogatorio, il 21 agosto. Cosa mette a verbale il ministro? «Dopo il 17 luglio - dichiara al pm - non l'ho più sentita (il riferimento è all'amica Gabriella) né ho sentito altri in relazione al caso Ligresti ad eccezione della telefonata con Antonino Ligresti di cui ho già riferito». E cioè quella del 19 agosto, quando lo zio di Giulia Ligresti le aveva segnalato le condizioni critiche della nipote. E la telefonata del 21 agosto? Quella partita dal cellulare della Cancellieri e durata, dicono i tabulati, sette minuti e mezzo? Il ministro non ne parla espressamente. Però l'accenno a un contatto con Ligresti, a verbale, c'è: «Ieri sera - dichiara - Antonino Ligresti mi ha inviato un sms chiedendomi se avessi novità e gli ho risposto che avevo effettuato la segnalazione (al Dap, sull'anoressia di Giulia Ligresti, ndr) nei termini che ho sopra spiegato, nulla di più». Il nodo è tutto qui: il ministro ha detto il falso al pm omettendo di parlare della telefonata del giorno prima? O si tratta di un equivoco, visto che quel «gli ho risposto», riferito al messaggio di Ligresti, può includere tanto un sms tanto una telefonata? Torino si chiama fuori dalla decisione, ribadendo la correttezza del suo comportamento. «In questa vicenda – sottolinea il pg Maddalena – la procura di Torino si è comportata con grande attenzione. Non ci sono state irregolarità».

La palla passa quindi a Roma. Che, grazie al «modello 45», può anche chiudere il caso senza passare dal gip, visto che questo fascicolo prevede la cosiddetta «autoarchiviazione», l'archiviazione diretta disposta dal pm.

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