Tra il Cav e Montezemolo proseguono le prove d’intesa

Negli ultimi giorni il Cavaliere e il patron della Ferrari si sono sentiti più volte al telefono. Il ruolo da pontiere di Della Valle

Tra il Cav e Montezemolo  proseguono le prove d’intesa

RomaI segnali, quelli che davvero contano, sono stati due. In ordine di tempo. Il primo a fine marzo, quando è scomparso Dorino Della Valle, padre di Diego e fondatore dell’azienda di famiglia. Il giorno dei funerali – il 29 marzo – era in agenda da tempo un faccia a faccia ad Arcore tra Berlusconi e Montezemolo che è stato rinviato per ovvie ragioni. E l’indomani in molti sono rimasti colpiti dal tono affettuosissimo e assolutamente partecipe con cui non solo il Cavaliere ma tutti i suoi familiari (da Marina a Pier Silvio) hanno salutato quello che da semplice calzolaio della marchigiana Casette d’Ete è diventato il pioniere della Tod’s. D’altra parte, gli affondi del figlio Diego contro Berlusconi (sui giornali e in tv a Ballarò) sono cosa recentissima e in molti si sarebbero immaginati che tra le due famiglie ci fosse un rapporto decisamente meno «caloroso». Il secondo segnale è della scorsa settimana, quando il Cavaliere e Diego Della Valle erano seduti vicini nella Sala della Lupa di Montecitorio per la consegna dei premi Guido Carli. L’ex premier ad applaudire mentre il patron della Fiorentina ritirava il suo riconoscimento e viceversa. Due segnali del fatto che l’aria è cambiata o potrebbe cambiare.

Già, perché Della Valle è una delle persone più vicine a Luca Cordero di Montezemolo. E la discesa in campo di Mister Ferrari con la sua Italia futura è per molti versi legata anche all’imprenditore di Casette d’Ete. Il «viatico», insomma, c’è. Anche perché Montezemolo è decisamente più «affine» alla posizioni del centrodestra che al centro o al Pd. In questo senso parla chiaro l’editoriale pubblicato sul sito di Italia Futura dopo le amministrative: ora è «urgente aprire un nuovo cantiere dei moderati, liberali, democristiani, popolari, riformisti».

Il pranzo rinviato di Arcore alla fine – la settimana dopo - c’è stato a Palazzo Grazioli. E i due si sono confrontati. Perché la tentazione di Montezemolo di scendere in campo con una sua lista a fianco del centrodestra è forte nonostante lo scetticismo di buona parte dei suoi dirigenti che, da Andrea Romano a Nicola Rossi (seppure per ragioni diverse), teorizzano un’entrata in scena «no-Cav». Il solito «lodo Antigua», più volte proposto da Pier Ferdinando Casini e che, finché nonostante tutto Berlusconi resterà l’unico in grado di fare sintesi nel centrodestra, è difficilmente percorribile. La dimostrazione sta nello scontro all’arma bianca tra Gianfranco Fini e Casini che - pur nella «ridotta» del Terzo polo - non riescono a mettersi d’accordo. Un leader in grado di «conciliare» il centrodestra più del Cavaliere, insomma, al momento non c’è.

E questo l’ha capito anche Montezemolo, sollecitato in questo senso da diversi «pontieri», da Clemente Mastella a Carlo Rossella. L’ipotesi di una discesa in campo del patron della Ferrari, insomma, è concreta. Anche perché – come ragionava qualche settimana fa Ignazio La Russa in una riunione riservata a Milano – è «probabilmente» l’unico in grado di «portarci» un 5-6 per cento di voti che altrimenti non finirebbero al centrodestra. Quelli, per capirci, che mancano a «raggiungere» la foto di Vasto.

Secondo le rilevazioni di Alessandra Ghisleri e della sua Euromedia, infatti, in vista del 2013 un’eventuale coalizione di centrodestra resta comunque sotto l’asse Pd-Sel-Idv di oltre cinque punti. E Montezemolo è uno dei pochi che potrebbe «spostare» voti. «Ben più del cinque per cento», confida il Cavaliere nelle sue conversazioni private. Con buona pace degli ex An che, per ovvie ragioni, non vedono affatto di buon grado l’arrivo del patron della Ferrari e della sua Italia Futura.

E con buona pace di Casini che – per altre ragioni – continua a sperare di non essere «costretto» a rientrare in un’eventuale federazione di centrodestra «per colpa» di Montezemolo.

Incertezze, dubbi, progetti e convinzioni su cui Berlusconi e Montezemolo hanno negli ultimi giorni più volte discusso al telefono.

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