Già spunta la tentazione del simbolo comune

Dopo l'apertura con i centristi il Cavaliere ha commissionato studi sul peso elettorale dello scudocrociato

Già spunta la tentazione del simbolo comune

Roma - Di applicarsi in esercizi di memoria retroattiva sulla battute pronunciate negli anni scorsi da Pier Ferdinando Casini nei suoi confronti non ha alcuna voglia. Silvio Berlusconi ha lo sguardo rivolto verso il futuro, verso le Europee in primis ma anche e soprattutto verso le Politiche. «Se tornano con noi» è il suo ragionamento «è perché hanno capito che siamo vivi, solidi e in crescita. E questo anche in termini di immagine è un messaggio chiaro che viene trasmesso all'esterno». Per questo fin da ieri il presidente di Forza Italia ha iniziato ad applicarsi sulle implicazioni della ricucitura con l'Udc. Con una richiesta precisa rivolta ai suoi collaboratori: ragionare su quale possa essere il modo per rendere più efficace possibile l'alleanza con i centristi. Un'esigenza trasmessa, secondo alcune voci, anche ad Alessandra Ghisleri alla quale avrebbe chiesto di realizzare un «focus» sul simbolo dell'Udc, valutandone il peso in termini elettorali, sia da solo sia in vista di un eventuale «gemellaggio» con quello di Forza Italia, attraverso la costruzione di un simbolo composito.

La domanda che un uomo di marketing come Berlusconi si pone è quella di sempre: quanto vale lo Scudocrociato contenuto dentro il simbolo dell'Udc? E quale valenza elettorale conserva l'Udc come brand autonomo? Pier Ferdinando Casini nei mesi scorsi era giunto alla conclusione che l'esperienza del partito fosse conclusa e fosse arrivato il momento di chiudere definitivamente la parabola storica di una creatura politica con ormai 12 anni di vita sulle spalle. Tutte le ricerche, però, hanno rivelato che quel simbolo continua ad avere una forza superiore, ad esempio, a quella di Scelta Civica e un riscontro nei sondaggi oscillante tra l'1 e il 3%. Inoltre il rapporto con l'Udc porta con sé anche una sorta di biglietto da visita-lasciapassare nei confronti del Partito popolare europeo. Un piccolo valore aggiunto legato alla qualità dei rapporti che Casini - che due settimane fa è stato ricevuto da Mariano Rajoy a Madrid - continua a conservare con le segreterie europee. Un lavoro di raccordo a cui Berlusconi tiene molto e al quale si sta applicando con ottimi risultati una dirigente stimata come Deborah Bergamini, inviata poco più di un mese fa a Berlino per incontri istituzionali con rappresentanti del governo Merkel. Forza Italia, peraltro, non esclude di inserire come nel 2004, la dizione aggiuntiva «Partito popolare europeo» nel proprio simbolo.

Ribaltando il punto di vista l'Udc potrebbe trovare nell'asse con Fi lo strumento di sopravvivenza con cui aggirare lo sbarramento fissato dall'Italicum al 4,5%. Impossibile, invece, una aggregazione Udc-Fi alle Europee.

Nelle elezioni di maggio si punta piuttosto a una lista comune con Ncd, possibilmente sotto il simbolo dei Popolari europei. «La divisione con Ncd alle Europee pagherà, ma in senso negativo» dice il direttore di Formiche, Paolo Messa. «La conta dei piccoli partiti rischia di diventare un esercizio velleitario».

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