Magistrati in politica, mani sporche sulle elezioni

Ingroia, magistrato simbolo della lotta al berlusconismo, si candida alle imminenti elezioni politiche contro Berlusconi

Magistrati in politica, mani sporche sulle elezioni

Che pena, che tristezza. Il magistrato simbolo della lotta al berlusconismo, una persona triste e arrogante al tempo stesso, si mette in politica e si candida alle imminenti elezioni politiche contro Berlusconi. Si chiama Ingroia, è il grande accusatore, insieme alla Boccassini, di Silvio Berlusconi, è il padrone di Travaglio, Santoro e di quella schiera di giornalisti e buffoni che hanno cercato di spacciare per giustizia una persecuzione giudiziaria. Come fanno i piccoli uomini, Ingroia non ha neppure il coraggio di dimettersi dalla magistratura. Si mette in aspettativa, pagata da noi, perché nell'urna non si sa mai. Male che gli vada, grazie a un Csm complice e alla mancata riforma della giustizia, potrà tornare a fare le sue farneticanti inchieste su mafia e Forza Italia.

Altro che magistratura Mani Pulite. Qui siamo alle Mani Sporche. Sporche di intrighi, di ingiustizie, di campagne giornalistiche basate su teoremi. E guarda caso la compagnia di giro è sempre la stessa. Con Ingroia c'è Di Pietro, quello che ha tolto il nome dal simbolo del partito ma avrebbe fatto meglio, come ha detto qualcuno, a toglierlo dai citofoni delle case comprate non si sa bene come. C'è quel De Magistris, sindaco di Napoli, che da magistrato fece cadere un governo, quello di Prodi, con una inchiesta farlocca e si sostituì ai suoi indagati facendosi eleggere parlamentare europeo. E c'è tutto il blocco comunista al gran completo, gente espulsa dalla storia che tenta di rientrare in Parlamento all'ombra di pm manettari.

Con la candidatura di Ingroia c'è la prova definitiva che ci hanno imbrogliato. Altro che inchieste su mafia e politica.

Falcone e Borsellino si stanno rivoltando nella tomba nel vedere come la loro magistratura sia diventata uno strumento politico, per di più alleata con quel Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, che fu proprio l'uomo che per primo delegittimò all'epoca il loro lavoro con le tragiche conseguenze che conosciamo.
Non è un tormentone autoassolutorio di Berlusconi. La magistratura è un problema enorme di questo Paese. Più dello spread, più dell'insipienza della classe politica. Io, nel mio piccolo, ne so qualcosa.

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