Lesbica e femminista, ultraprogressista e inclusiva. Tranne che con Giorgia Meloni. La giornalista casertana Natascia Maesi, prima donna eletta presidente di Arcigay, ha le idee chiarissime sulle istanze da promuovere alla guida dell'associazione: impegno contro la violenza di "matrice patriarcale", aborto libero, snellimento delle procedure per la transizione di genere. Nei suoi primi passi da leader della comunità "Lgbtqia+", tuttavia, l'attivista 45enne non riesce proprio a riconoscere il rinnovamento portato in Italia dalla prima donna premier, da lei accusata addirittura di "cancellazione del femminile".
Giorgia Meloni e la "cancellazione del femminile"
"Per quattro anni, sarò la presidente di Arcigay. E sottolineo 'la', a marcare la differenza profonda tra leadership femminile e leadership femminista", ha affermato Natascia Maesi dopo la sua elezione, avvenuta ieri a Latina. Un chiaro riferimento al nuovo premier Meloni e alla sua scelta di declinare al maschile il proprio incarico. "Giorgia Meloni, nell'infrangere il soffitto di cristallo, ha disposto la cancellazione del femminile, con la conseguente invisibilizzazione delle donne dal discorso pubblico e politico, rafforzando l'idea che le donne abbiano valore solo se assomigliano agli uomini, diventano come loro, si appellano al maschile per essere autorevoli", ha accusato infatti la giornalista casertana, dimenticando però che in più occasioni la leader di Fratelli d'Italia aveva parlato proprio di valorizzazione delle specificità femminili, nella società e in ambito lavorativo.
E la secca replica rivolta dal premier a Debora Serracchiani, che l'aveva rimproverata di stare "un passo dietro agli uomini"? Forse non pervenuta dalle parti dell'Arcigay. Per non parlare del noto comizio nel quale Giorgia Meloni rivendicava di essere "donna, madre e cristiana". Attributi che presumibilmente non sono i medesimi promossi dalla nuova presidente dell'associazione arcobaleno. "Altra cosa è il modo in cui io e le altre attiviste transfemministe di Arcigay intendiamo affrontare generi, rendendoli visibili e attraversabili, disobbedendo a norme e aspettative di genere, superando i limiti del binarismo. Le parole creano senso e immaginario, sono strumenti potentissimi che vanno usati responsabilmente. Ancora di più se si ha un privilegio o si esercita un potere", ha affermato Natascia Maesi.
Le battaglie di Arcigay: cosa vogliono fare
Poi l'attivista ha elencato le proprie priorità alla guida di Arcigay. Innanzitutto, l'impegno contro la violenza che subiscono le donne e la comunità Lgbtqia+. Violenza che "in tutti e due i casi ha una matrice patriarcale. Colpisce le donne quando non si conformano a certe aspettative, così come colpisce gli uomini che non si conformano al modello del machismo". Tra gli obiettivi, anche quello di mettere "al centro la battaglia per la piena applicazione della legge 194, l'aborto libero e gratuito riguarda anche le donne della nostra comunità". Da portare avanti anche "il tema dell'autodeterminazione con il superamento della legge 164 sulla transizione di genere". Inoltre - ha proseguito Maesi - "occorre togliere l'obbligo di percorsi psicologici, e poi è necessario che sia adottata la 'carriera alias' sui posti di lavoro, a scuola, nella pubblica amministrazione".
La reazione di Laura Boldrini
La prima donna eletta presidente nazionale di Arcigay ha ricevuto le pronte felicitazioni della deputata dem Laura Boldrini, che diversamente aveva tanto faticato a digerire la premiership meloniana. "Non tutte le donne sono uguali. Alcune sono peggiori di altre", aveva sentenziato la deputata dem al Giornale.it, che le aveva chiesto proprio un commento sulla prima donna a palazzo Chigi. Stavolta invece, massimo giubilo.
"Mi impegnerò per far sì che venga portata all'attenzione del Parlamento la piattaforma programmatica elaborata dalle associazioni Lgbtqia+. Per una società più equa, che rispetti i diritti di tutti e tutte", ha commentato l'ex presidente della Camera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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