!["Ci chiamavano fascisti, ma eravamo italiani". Il toccante racconto dell'esodo istriano](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/10/1739185160-autostrada-232-27.jpg?_=1739185160)
“E mi ricordo faceva freddo nell’inverno del 1947 … per le strade un canto di morte … le nostre vite imballate alla meglio, i nostri cuori ammutoliti. Siamo saliti su una nave bianca …” sono le prime, toccanti strofe di un brano tratto da Magazzino 18, di Simone Cristicchi, sulla tragedia delle foibe ed il dramma dell’esodo. La voce melodiosa che canta queste toccanti parole, con struggente dolcezza, è di Emma Panato, una giovane studentessa dell’università di Verona. L’occasione è un evento organizzato in occasione del 10 febbraio dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia presso la sala convegni del Banco Bpm della città veneta.
“Come si fa a morire di malinconia per una terra che non è più mia, che male fa aver lasciato il mio cuore dall’altra parte del mare” canta Emma, che il giorno prima ha esordito in un incontro del genere all’università facendo commuovere tutti.
La giovane studentessa non solo è brava, ma ci crede come se le parole le uscissero dal cuore: “Ci chiamavano fascisti, ma eravamo solo italiani. Italiani dimenticati in un angolo della memoria, come una pagina strappata dal grande libro della storia”.
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