Qualcuno, come a Bologna, si è in messo in coda due giorni per essere sicuro di portarsi a casa il nuovo iPhone, ma le file davanti ai negozi Apple si sono avute in tutta Italia. Le code sono state numerose già per la notte bianca in attesa che si aprissero le porte dei negozi degli operatori e delle catene specializzate, e sono poi continuate durante tutta la giornata. Le vendite del primo giorno potrebbero superare quelle registrate un anno fa al momento del lancio del 4S. Gli appassionati di tecnologia e i devoti della Mela italiani hanno dimostrato lo stesso entusiasmo che l'iPhone 5 ha ricevuto negli Stati Uniti e nei primi paesi dove è stato commercializzato lo scorso 21 settembre.
Il fenomeno, unico nel suo genere, dimostra chiaramente che nemmeno la crisi può togliere a un cellulare il rango di status-symbol. A patto che sia Apple. Per molti dei giovani in fila avere l'ultimo iPhone è un segno di distinzione, e le lunghe attese in fila «valgono la pena». Fatiche anche per il portafogli, visto che il melafonino ha un costo decisamente elevato. Le tariffe circolate sul web infatti sono state confermate da Apple e per il modello base bisogna spendere 729 euro. Per il modello top di gamma, equipaggiato con una memoria da 64 Gb, si arriva a spendere la bellezza di 949 euro. Spesa apparentemente superflua, soprattutto in tempo di crisi, ma che non ha per nulla scoraggiato i più motivati lungo tutto lo stivale.
Anche l'esborso superiore agli altri consumatori non ha fermato la gente che si è messa in fila, ma qualche mugugno tra gli astanti è serpeggiato. D'altra parte non è chiaro a nessuno il motivo per cui la differenza di prezzo tra la Spagna e l'Italia per il modello da 16 Gb è di 60 euro, e addirittura 70 rispetto all'Olanda. Inutile dire che se si valica il confine di Brogeda andando in Svizzera il risparmio diventa addirittura eclatante: circa 130 euro. Le motivazioni verificabili, ovvero le differenze d'Iva e la tassa sulla memoria imposta dalla Siae, anomalia tutta italiana, spiegano solo parzialmente il delta di prezzo. Sui siti e tra i blog specializzati circolano voci di possibili accordi «al rialzo» con gli operatori, ma questa ipotesi appare piuttosto inverosimile.
Rimane il fatto che l'Italia ha il fastidioso primato di far pagare l'iPhone 5 molto di più rispetto ad esempio a quanto costerebbe negli Stati Uniti. Al cambio attuale il modello base avrebbe un costo di 505 euro circa. Queste differenze di prezzo potrebbero alimentare, come già successo per i modelli precedenti, un mercato parallelo online. Le prime offerte già si trovano in rete con prezzi francamente improbabili (499 dollari per il 64 Gb). Meglio fare la fila nei negozi italiani per evitare brutte sorprese o approfittare di un viaggio nei vicini paesi europei. Nel caso in cui ci si rechi negli Usa o si abbia qualcuno che ce lo spedisce, è bene ricordare che i modelli attualmente disponibili oltreoceano sono quasi esclusivamente forniti dagli operatori mobili americani, quindi non sbloccati. Per farli funzionare bisognerebbe alterare il software di sistema, operazione chiamata in gergo jailbreak, che però, oltre ad essere rischiosa fa decadere di fatto la garanzia sull'oggetto. Inoltre la versione americana utilizza delle frequenze per la rete mobile di nuova generazione, Lte, non compatibili con quelle che utilizzeremo in Italia.
L'unica fortuna, per il momento, è che il gingillo di Apple non è considerato un bene di lusso tra quelli tracciati dalla guardia di finanza. Chi lo compra può dormire sonni tranquilli.
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