"Col caos migranti per noi sarà crisi. La Nato? Uno strumento poco adatto"

L'esperto Ispi: "L’Ue intervenga con l’economia, non con la forza"

Foto di repertorio
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«In Europa c'è un principio di consapevolezza della responsabilità europea di fronte al tema dell'immigrazione. Che, poi, da questo inizio di incremento di sensibilità ci sia un passaggio rapido a una politica europea degno di questo nome ce ne passa». Armando Sanguini, Senior Advisor dell'Ispi per il Medio Oriente e il Nord Africa nonché ex ambasciatore in Tunisia, è fermamente convinto che l'Ue debba assumere il Mediterraneo come una priorità della sua azione di politica estera.

La Meloni fa bene a porre al centro dell'agenda europea il tema dell'immigrazione?

«Sì, il problema è vedere se gli altri Paesi europei sono disposti a lavorare con la stessa lena, tenendo conto che l'Italia è al terzo-quarto posto in Europa come numero di migranti. L'importante è coalizzare un sufficiente numero di Paesi europei perché si arrivi a una sintesi strategica adeguata alla bisogna».

Ora, poi, la situazione in Tunisia potrebbe diventare esplosiva?

«La Tunisia, così come altri Paesi, anche per ragioni indipendenti dalla loro volontà, si trova ad affrontare delle crisi economiche e politiche. In questo caso, Tunisi sta portando avanti un negoziato con il Fondo Monetario Internazionale per un prestito perché deve stabilizzare la sua situazione economica e deve avere il sostegno internazionale per non precipitare in una situazione di caos che avrebbe conseguenze che a noi preoccupano parecchio. Ma il problema non sono i tunisini che sbarcherebbero sulle nostre coste, ma il fatto che la Tunisia è la porta d'ingresso di un flusso migratorio che potrebbe metterci in seria difficoltà».

Stoltenberg, segretario generale della Nato, si è detto preoccupato dell'aumento della presenza russa in Africa, in particolare del gruppo Wagner. Lei cosa ne pensa?

«La Wagner è un'arma mercenaria al servizio della Russia ed è presente in vari Paesi africani che sostengono la presenza e l'influenza russa, a partire dal Nord-Africa fino all'Africa Sub-Sahariana. Detto questo, capisco che Stoltenberg possa individuare nella Russia un interlocutore scomodo e, perciò, le sue affermazioni non mi stupiscono. Il vero problema sono le motivazioni che stanno alla base dell'esodo di popolazioni o per sfuggire dalla guerra o dalla fame».

La Nato potrebbe supplire la mancanza di un'iniziativa europea e risolvere il problema?

«La Nato è un'organizzazione militare e io credo che di fronte a una situazione politico-sociale così critica non sia assolutamente lo strumento più adeguato per affrontare questo problema.

Penso che l'Europa debba lavorare con i Paesi del Nord-Africa con strumenti economici, giuridici e politici, ma non mi pare ci siano le condizioni per mettere in campo la Nato e le forze armate. Potrebbe essere un passo controproducente».

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