Così i laureati italiani diventano motore dell'industria tedesca

Cervelli in fuga ma anche grandi opportunità. Ecco l’iniziativa di un pool di università per i nostri giovani più brillanti

Così i laureati italiani diventano motore dell'industria tedesca

Favoreggiamento della fuga dei cervelli? Incitamento all'espatrio clandestino? Concorso esterno in esportazione di risorse strategiche? Oppure un aiuto a chi vuol cercare fortuna in un Paese che appare immune dalla crisi e, dal quale, avremo sempre da imparare in fatto di capacità organizzativa e rigore professionale?
Scherzi a parte, la campagna per il lavoro italiano promossa in Germania da Alma Laurea, il consorzio che unisce 64 università italiane, si può vedere da almeno due angolazioni. La si può giudicare negativamente, se si mette l'accento sul fatto che «i tedeschi si comprano i nostri laureati migliori». Ma la si può giudicare positivamente se, invece, si considera che «i nostri giovani avranno una chance e, anche se non dovessero tornare, saranno sempre ambasciatori del made in Italy». Il classico bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno.

Fatto sta che Alma Laurea - insieme con la nostra Ambasciata a Berlino, i Consolati, le Camere di commercio italo-tedesche e gli uffici dell'ex Istituto per il commercio con l'estero - ha lanciato un'offensiva promozionale dei neolaureati nell'ambito della quale sono state già contattate seimila grandi aziende tedesche o presenti in Germania, tra le quali Deutsche Bank, Bayer, Vishay, Schneider Electric, Bridgestone, Volkswagen, Paulaner, Bosch e Renault. Per ricordare ai potenziali interessati che tra i curricula della sua banca dati - un milione e 670mila tra neolaureati e laureati e diplomati con esperienza - ci sono anche quelli dei 28.500 laureati italiani che conoscono il tedesco a livello ottimo e dei 15mila che parlano ad alto livello sia il tedesco sia l'inglese. Tra i primi, quasi cinquemila sono madrelingua e altri duemila hanno doppia cittadinanza, italiana e tedesca. Ma nella banca dati di Alma Laurea ci sono anche i curricula di giovani italiani laureati col massimo dei voti che parlano francese, arabo e cinese e che hanno alle spalle esperienze di studio all'estero e di stage: 250mila sono ingegneri, 299mila economisti e statistici, 212mila sono laureati in giurisprudenza; e poi quasi 130mila laureati nell'area scientifica e 107mila architetti. Insomma, la meglio gioventù degli anni '10 che in mancanza di occasioni nel cosiddetto Bel Paese è disposta a cercare fortuna altrove.
«Siamo convinti - spiega Andrea Cammelli, professore di Statistica dell'Università di Bologna e direttore di Alma Laurea - che mettere un laureato o diplomato capace e formato nel motore della propria azienda serva a vincere la sfida europea dello sviluppo. Sappiamo bene che nelle situazioni di carestia il contadino taglia su tutto, ma non sulla semina. E Paesi come la Germania lo hanno dimostrato». Alma Laurea offre, senza alcun onere, a imprese, enti pubblici e studi professionali, i servizi di ricerca e di selezione del personale, oltre che la pubblicazione delle offerte di lavoro.

E ad aver colto, con soddisfazione, l'opportunità di un'esperienza formativa e professionale in Germania sono già molti. Denise Ascione, 27enne romana, di madre tedesca, si è laureata in architettura alla Sapienza nel 2008, ha poi conseguito l'International master in Landscape architecture (Imla), per ottenere il quale ha studiato in Svizzera e in Germania (con frequenti escursioni nel resto d'Europa) e ha fatto tirocinio (pagato) in uno studio tedesco. Paolo Bettoli, genovese, ha 29 anni, e una laurea specialistica in scienze economiche conseguita dopo esperienze Erasmus in Austria e in Germania, dove ora vive da tre anni. «In alcuni settori - dice - la lingua può essere un ostacolo, mentre in altri può bastare l'inglese, ma deve essere ottimo. E poi in Germania sanno riconoscere la motivazione, la passione e le competenze». Terzo esempio, tra i tanti, quello di Alba Gjermeni, 26 anni, e una laurea con lode in relazioni internazionali.

In Germania c'è stata prima con l'Erasmus, poi per la tesi presso l'Università di Tubinga e, quindi, a Berlino, dove vive ancora oggi, per un tirocinio all'Istituto nazionale per il commercio estero. «In Germania - fa notare - quello che conta è la bravura e vige la meritocrazia. In Italia, purtroppo, non è sempre così».

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