Cottarelli dà i numeri, ma i tagli non si vedono

Gli effetti della spending review. Il commissario: "34 miliardi nei prossimi anni". Però il risparmio per il 2014 è di un decimo

Il commissario alla Spesa, Carlo Cottarelli
Il commissario alla Spesa, Carlo Cottarelli

RomaTre miliardi di risparmi, a bene andare. Ecco, per quest'anno, il frutto della spending review, la presunta gallina dalla uova d'oro di Carlo Cottarelli. E attenzione: i tre miliardi potrebbero arrivare solo se si incomincerà a tagliare sul serio già dall'inizio di maggio. E vale la pena di ricordare che alcune somme derivanti dalla revisione della spesa sono già impegnate, ad esempio il mezzo miliardo necessario ad evitare la riduzione delle detrazioni fiscali. Il tesoretto su cui faceva affidamento Renzi è, insomma, di molto inferiore alle speranze del premier. E non consola molto il fatto che negli anni prossimi si indicano risparmi ben più consistenti, fra i 18 e addirittura i 34 miliardi. I soldi servono subito, non fra uno o due anni.

L'ex capo del dipartimento fiscale del Fondo monetario internazionale, reclutato da Enrico Letta nel tentativo di far qualcosa laddove gli altri esperti - l'ultimo il commissario Enrico Bondi - avevano fallito, ha riferito ieri sullo stato del suo lavoro alla commissione Bilancio del Senato. Un'audizione che ha provocato non solo sconforto, ma anche allarme quando Cottarelli ha presentato la proposta di un «contributo temporaneo» a carico delle pensioni per finanziare il taglio dei contributi sociali dei neo-assunti. Il prelievo riguarderebbe, ha spiegato, il 15% delle pensioni cosiddette «ricche», a spanne dai 2.000-2.500 euro al mese in su. Il 91,3% dei pensionati prende meno di 2.500 euro al mese. «La scelta - si affretta a precisare Cottarelli - è, naturalmente, politica».

Quella che il commissario ha presentato al Senato è una «lista della spesa», dalla quale tagliuzzare qua e là. Sulla sanità non c'è praticamente nulla se non l'idea, davvero non nuova, di ridurre i ricoveri ospedalieri e di applicare i costi standard. Delle pensioni, si è già detto. Sulla terza grande voce di spesa, il pubblico impiego, Cottarelli propone il taglio delle retribuzioni della dirigenza pubblica, parla di «sinergie e miglior coordinamento fra corpi di polizia, che porterebbero nel giro di tre anni a risparmi significativi», e raccomanda di «rafforzare la mobilità» fra gli impiegati. Non manca la consueta riduzione delle auto blu: ogni dicastero dovrebbe averne a disposizione al massimo una per il ministro e altre cinque da usare «a rotazione». Basta anche con le «mancette» che vengono inserite ogni anno nella legge di stabilità.

Poi ci sono gli interventi di medio periodo, che vanno da un piano di fusioni delle società partecipate da Stato ed enti decentrati ad un aumento delle tariffe per le aziende che erogano servizi (non si capisce, in questo caso, quale sia il taglio di spesa). Si potrebbero anche ridurre le spese in affitti per circa 2 miliardi, e tagliare le commissioni che lo Stato paga alle banche per la riscossione dei tributi. C'è anche un capitolo Rai, con la richiesta di ulteriori risparmi rispetto al piano di rientro dal debito, ad esempio la chiusura di alcune sedi regionali. A proposito di chiusure, Cottarelli propone di far abbassare le serrande al Cnel. Ma si tratta di un organismo di rilevanza costituzionale, con tutto quel che ne consegue.

Alla fine, l'unico taglio possibile fin da subito appare quello dei trasferimenti alle imprese: un po' meno di 4 miliardi di fondi statali e circa 2

miliardi a livello regionale, sempre però su base annua. Per tutto il resto tempi lunghi, ed esiti imprevedibili. Il piano di revisione della spesa sarà presentato fra una quindicina di giorni, insieme al Def. Poi si vedrà.

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