Il Csm non assolve Esposito: «Possibili sanzioni disciplinari»

Il Csm non assolve Esposito: «Possibili sanzioni disciplinari»

RomaSalvato, ma non assolto. Dopo la decisione della prima Commissione del Csm di chiedere al plenum l'archiviazione per Antonio Esposito, la strada per il giudice della sentenza Mediaset è ancora tutta in salita.
Perché se per i consiglieri di Palazzo dei Marescialli l'aver anticipato a mezzo stampa le motivazioni della condanna di Silvio Berlusconi prima del loro deposito non integra le condizioni per l'apertura di un procedimento di trasferimento d'ufficio, la condotta del presidente della seconda sezione della Cassazione potrebbe assumere rilievo disciplinare «tenuto anche conto che le dichiarazioni sono state rese il relazione a un processo non ancora definito». È lo stesso Csm a sostenerlo in una delibera con cui chiede di archiviare la pratica, «anche per non interferire con i profili disciplinari della vicenda che devono essere ancora valutati». Di fatto la patata bollente rimane nelle mani del Procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, che sulla vicenda ha aperto una pre-istruttoria, e del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. Saranno loro a dover decidere se il comportamento di Esposito è stato colpevole. Questo sulla scia della delibera del Csm che, pur salvando il giudice dal trasferimento perché non sono state evidenziate condizioni di incompatibilità funzionale o ambientale, è comunque durissima nei suoi confronti e lo attacca duramente per l'intervista rilasciata al Mattino lo scorso agosto prima del deposito della sentenza. Un'intervista che alla prima commissione è sembrata «particolarmente vistosa», oltre che «inopportuna» e «intempestiva». Non abbastanza, però, per pensare di trasferire Esposito perché si è trattato comunque di una «singola esternazione» (anche se in realtà le cronache narrano di altri episodi in cui il giudice si sarebbe lasciato andare a commenti poco istituzionali). L'ultima parola spetta comunque al plenum, che si riunirà il prossimo mercoledì.
Il Csm ritiene che in una vicenda come quella del processo sui diritti Mediaset, nella quale erano evidenti gli inevitabili risvolti politici, un giudice avrebbe dovuto usare una doppia dose di cautela. Altro che chiacchiere a ruota libera con il giornalista amico sul perché Berlusconi era stato condannato. La combinazione di più elementi rendeva peculiare la situazione: «L'esternazione su temi aventi a oggetto certamente aspetti giuridici ma involgenti fatti di grande rilievo politico» avvenuta «a distanza di pochi giorni dalla sentenza e, peraltro, prima del deposito della motivazione». La prima commissione non mette in discussione il diritto di Esposito di manifestare le proprie idee, ma osserva che i magistrati quando parlano «devono tenere conto che la loro posizione istituzionale accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza e sobrietà». E nella delibera c'è un esplicito richiamo alle parole rivolte due anni fa dal presidente Giorgio Napolitano ai giovani magistrati, invitati a «ispirare le proprie condotte a criteri di misura e riservatezza» e a «non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche».

I consiglieri spiegano anche che un eventuale trasferimento non avrebbe comunque raggiunto gli obiettivi di tutela previsti dalla legge delle guarentigie, tanto più che l'immagine di Esposito sarebbe ormai compromessa: «Il magistrato si porta infatti dietro, in ogni sede, l'immagine pubblica che ha saputo costruire di se stesso anche attraverso la propria esposizione mediatica».

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