La cura Monti a base di tasse: perfetta per l'Italia che non c'è

La ricetta potrebbe funzionare in un Paese con Pil galoppante, consumi impazziti, bolla immobiliare e inflazione a due cifre. Peccato che oggi è tutto il contrario

La cura Monti a base di tasse: perfetta per l'Italia che non c'è

Ma certo che occorreva questo redditometro di massa di 110 voci, articolato in 5 aree geografiche e 11 classi di nuclei familiari, ossia 6.050 tipologie. Se non ci avesse pensato, con sollecitudine tempestiva, l'Agenzia delle Entrate, sulla base del provvido decreto del Ministro dell'Economia del Governo Monti, (che se ne è dato carico benché dimissionario), sarebbe stata necessaria una campagna di stampa per ottenerlo.
Naturalmente stiamo scherzando. E quello che segue, purtroppo, è il racconto fantaeconomico di un altro mondo. Non questo in cui viviamo, bensì l'unico in cui avrebbero il senso (e che invece qui non hanno) le politiche del governo Monti.
Un mondo dove è sempre più necessario dare la caccia agli evasori, per scopi di equità fiscale, perché non c'è alcuna giustificazione all'evasione, quando il carico fiscale è così mite e le imposte sono così poche e semplici come ora, dopo un anno e due mesi di tregua tributaria, da parte di un governo che si è guardato bene dall'introdurre imposte nuove o aumenti di aliquote delle previgenti.
Questo redditometro, con sette categorie di spesa, come i sette peccati capitali - abitazione, assicurazioni e contributi previdenziali, mezzi di trasporto, istruzione, attività sportive-ricreative e di cura della persona, attività varie significative quali oggetti d'arte, preziosi donazioni a Onlus, assegni al coniuge separato e infine investimenti mobiliari e immobiliari - occorreva qui in Italia, per moderare, con la remora della verifica fiscale, le spese troppo generose per noi e i nostri gatti e cani.
Il gonfiamento continuo dei consumi è preoccupante. Se ne è avuto un segnale con il boom delle vendite prenatalizie, di fine anno e dell'Epifania, che non sono mai state tanto euforiche. Le tredicesime hanno gonfiato i portafogli dei cittadini che, ottimisti sul futuro dell'economia e del lavoro, non gravati da oneri di fine anno e confidenti nell'arrivo di un governo di sinistra che prosegua nella politica di moderazione tributaria dell' attuale, si sono buttati negli acquisti.
E ora mancano quegli annunci di sconti di fine stagione che in passato venivano pubblicizzati per smaltire i saldi. C'è un'inflazione a due cifre, favorita dal fatto che la Bce ha adottato una politica di estrema espansione, tanto nell'acquisto di debito pubblico che nella fornitura di denaro alle banche, che lo prendono e lo spendono subito rincorrendo i clienti, con l'offerta di un credito facile, sia peri mutui per la casa, sia per gli arredi, sia per le aziende.
Così, saggiamente, il redditometro affianca le spese di consumo delle famiglie, dei single e dei loro animali domestici. Anche i loro investimenti di beni durevoli (dagli elettrodomestici alle automobili), il cui boom non è mai stato così elevato, specialmente per le tipologie di vetture che fanno capo al gruppo Fiat, che non fa a tempo a produrre e smaltire gli ordinativi. Esso chiede conto anche degli immobili frenandone, opportunamente, il mercato che è in boom, con prezzi in continua ascesa. Questa tendenza euforica alla spesa di consumo corrente e in beni di investimento, che si va a monitorare con la remora del redditometro, è naturale perché il tasso di crescita del nostro Pil, che è fra i più alti del mondo e siamo in una situazione di pieno impiego (soprattutto tra i giovani).
Ne discende che la domanda di consumi è troppo gonfia: è bene raffreddarla. Le statistiche infatti dicono che, di fronte al boom odierno impallidisce quello che si verificò, all'apice del miracolo economico, agli inizi degli anni Sessanta, quelli de «Il sorpasso», con Vittorio Gassmann e Jean-Luis Trintignant a 130 all'ora, nelle loro auto rombanti. E impallidisce il boom alla fine degli anni Sessanta, l'epoca del «vogliamo tutto». Nessun paragone neanche con quello degli Ottanta, con gli yuppies di Carlo Vanzina.
Il nuovo redditometro ha anche un valore etico, perché ci sollecita a essere prudenti nel mandare i bambini agli asili nido, nel donare denaro alle Onlus e nel separarci dal coniuge, perché dagli euro che gli diamo si può desumere il nostro tenore di vita. E poi ci stimola a conservare scontrini e ricevute, da tenere in appositi album, come quelli delle foto, che si sfogliano per rivivere i ricordi. La sua retroattività è un bene, perché aiuta a considerare la memoria del passato.

La sua inversione dell'onere della prova, è un doppio bene, perché incita alla prudenza. Tutti, dopo i primi dubbi, ora elogiano questa straordinaria innovazione. Ed è davvero un peccato mortale che sia solo «sperimentale».
Meno male che abbiamo scherzato.

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