Michela Vittoria Brambilla, che è la vera artefice di questa battaglia, non riesce a nascondere la sua soddisfazione. «Sono passata per tre governi, nell'affrontare questa battaglia che, in vari momenti sembrava completamente persa e invece, anche se ci sono ancora dei passi da compiere, possiamo ora tirare un bel sospiro di sollievo». L'ex ministro del Turismo, ma soprattutto il ministro animalista per eccellenza, fa riferimento alla nuova legge sulla vivisezione approvata venerdì dal governo, il cui testo è stato trasmesso alla firma del Presidente della Repubblica.
C'era il rischio che la direttiva europea definita dalla Brambilla «fuori da ogni logica e buonsenso», fosse recepita così com'era e invece il governo ha colto punti fondamentali che mettono le basi per arrivare a quel fatidico 2017, anno in cui l'intero corpo legislativo, attinente la sperimentazione animale sarà rivisto.
Vediamo quali sono alcuni di questi punti messi a segno dalle battaglie degli animalisti. In Italia non sarà più possibile per legge allevare cani, gatti e primati da laboratorio (quindi «Green Hill» non potrà riaprire), effettuare esperimenti su scimmie antropomorfe ed esperimenti per la produzione e il controllo di materiale bellico, effettuare esercitazioni su animali per didattica ad eccezione dei corsi universitari per la medicina veterinaria. Questi sono i principali punti per i quali gli animalisti, pur con qualche distinguo, cantano giustamente vittoria. «La direttiva europea così com'era non andava -afferma la Brambilla- se pensiamo che permette di catturare un qualunque animale per strada per avviarlo ai laboratori di sperimentazione, allora possiamo capire di quanto ora siamo più avanti noi rispetto all'Europa intera». Le fa eco la Lav, la principale associazione antivivisezionistica del Paese: «Fortunatamente non sono stati accolti i pareri a favore di un recepimento-fotocopia della direttiva, peraltro non vincolanti, espressi dalle relatrici delle Commissioni Sanità del Senato e Affari Sociali della Camera. Noi tutti speriamo che la direttiva europea verrà annullata ma, per il momento, abbiamo portato a casa dei risultati soddisfacenti».
«Il caso «Caterina Simonsen», la ragazza colpita da malattie rare che si dice a favore della sperimentazione animale e che aveva infuocato i media -osserva l'ex ministro- è stato ben controbilanciato dal caso Penco, la biologa genovese, affetta da sclerosi multipla, che ha deciso (ora assieme ad altri trenta colleghi) di donare gli organi post mortem per una ricerca scientifica che non si basi su fantasiosi modelli indotti su topi o cani, ma su organi umani che rappresentino realmente l'evoluzione dei processi patologici».
Restano dunque ancora passi notevoli da fare, come l'uso dell'anestesia negli esperimenti, ma, come conclude giustamente la Brambiilla «le battaglia si vincono di volta in volta». E questa è una prima volta.
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