DOMANDE & RISPOSTE

Raffaele Palmieri, presidente Sicon, è rimasto sorpreso dall’ultimo scandalo sul calcio scommesse?
«Assolutamente no. Da oltre un anno temevo che si verificasse qualcosa di simile e l’avevo denunciato in una intervista proprio su questo giornale. Nell'ultima stagione il fenomeno delle giocate anomale e quindi delle partite sospette è in netto aumento, fra l’altro con modalità diverse dal passato. Prima era circoscritto alla fase finale dei campionati, quest'anno s’è verificato anche in quella centrale. Non siamo in presenza di balordi, ma di malavitosi ben ramificati e organizzati».
Secondo la Procura di Cremona, 18 sono le partite prevedibilmente taroccate e altrettante quelle chiacchierate…
«E il nostro gruppo ha regolarmente e puntualmente denunciato tutte le partite sotto inchiesta all’Amministrazione dello Stato che a sua volta ha il compito di allertare le federazioni, in questo caso la Federcalcio».
Da cosa derivano i sospetti?
«Dalla presenza di importanti flussi di scommesse su partite che solitamente non incontrato un così grande interesse. L’anomalia si rileva, in particolare, su alcune tipologie di scommesse, ad esempio il risultato esatto, che normalmente non raccolgono somme così importanti di denaro».
E come vi comportate, voi operatori, in presenza di queste situazioni anomale?
«Chiudiamo immediatamente il gioco sull’evento sospetto, di più non possiamo fare, per la tipologia della puntata e l’entità delle somme in ballo. Ma sa cosa succede? Che i giocatori, furbissimi e scafati, si spostano su altri mercati grazie all’online».
Ma è possibile puntare e accettare in un colpo solo 150mila euro sul risultato di una sola partita, anche se scontata come Inter-Lecce?
«È’ difficile per non dire impossibile piazzare scommesse così elevate sui circuiti regolari come quelli collegati ai Monopoli di Stato. Quale concessionario accetterebbe una giocata tanto elevata? E poi, per puntate o riscossioni superiori a mille euro, siamo obbligati a identificare il giocatore. E chi gioca forte non vuole farsi riconoscere».
Si parla di scommesse effettuate online sui mercati asiatici, ma non si tratta di siti compresi nella black-list dell’Aams?
«La black list è facilmente raggirabile. E quel tipo di giocatori sa come superare l’oscuramente e raggiungere il sito».
Le federazioni sportive danno un’idea d’impotenza limitandosi a una vigilanza fine a se stessa. E allora, cosa si può fare?
«Le federazioni sono passive perché temono di ledere l'immagine del settore.

Ma, comportandosi in maniera così pilatesca, provocano un effetto ancora peggiore, minando la credibilità del prodotto che si fonda sulla lealtà sportiva e provocando conseguentemente la disaffezione dello scommettitore».

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