Da Draghi a Meloni, i due governi filo Kiev con il sostegno fisso degli azzurri e della Lega

Da Draghi a Meloni, i due governi filo Kiev con il sostegno fisso degli azzurri e della Lega

Macché distinguo, ma quale crepa nella maggioranza. «Qui contano i fatti», dice Giorgia Meloni, cioè i voti in Parlamento. «Su Kiev l'Italia ha una posizione chiarissima e netta, atlantica, europea, in continuità con il governo Draghi. Una nazione coraggiosa e affidabile non ha tentennamenti sulla politica estera». E infatti, fanno notare da Palazzo Chigi, in attesa di decidere se spedire o no anche gli aerei, ecco il nuovo pacchetto già pronto. «L'esecutivo sta per approvare un altro decreto in favore dell'Ucraina che stabilisce ulteriori aiuti e risorse economiche», spiega Giancarlo Giorgetti. A un anno esatto dall'invasione russa, al termine di una settimana piuttosto agitata, Giorgia è comunque nervosa. Però, chiarisce, «non sono irritata con Zelensky» per la sua risposta a Silvio Berlusconi e «non è vero che le sue parole mi abbiano creato problemi interni o rovinato la visita». Piuttosto a infastidirla, raccontano i suoi, è «l'immagine forzata» di una coalizione divisa sulla guerra, quando invece gli smarcamenti e le prese di distanza «arrivano dall'altra parte». Ad esempio, dai Cinque Stelle, sempre molto tiepidi nel sostegno a Kiev. Infatti M5s parteciperà alle manifestazioni della Rete Pace e Disarmo che si svolgeranno tra oggi e domenica in varie città, tra cui Assisi. E Giuseppe Conte, si legge in un comunicato grillino, «prenderà parte alla fiaccolata di sabato a Roma che partirà da Largo Corrado Ricci». Insomma, si sfogano a Palazzo Chigi, chi è che flirta con Mosca? FdI ha sempre appoggiato risoluzioni e decreti in favore dell'Ucraina, anche quando il presidente del Consiglio era Mario Draghi e la Meloni se ne stava all'opposizione. E ancora: sulle grandi scelte di politica internazionale i problemi all'ex premier venivano dai Cinque Stelle, non dal centrodestra, che al momento del voto si schierava costantemente per gli aiuti a Zelensky, anche quelli militari. Stessa cosa adesso. Il Cav ha criticato le mosse del presidente ucraino, pure la Lega ha qualche mal di pancia. «Attenzione e prudenza - le parole di Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato - Non possiamo inviare armi che trascinino la Nato in un conflitto diretto con la Russia». Opinioni, anche forti, anche in dissenso. Però al dunque il centrodestra in Aula si presenta compatto «mentre Conte va in piazza». E Antonio Tajani deve andare a New York per confermare all'Onu la posizione italiana sulla «illegale aggressione della Russia che rappresenta una violazione della Carta delle Nazioni Unite» e per incontrare il segretario di Stato Usa Blinken. Nessun dubbio sul pieno sostegno di Roma a Kiev. E dubbi, secondo la Meloni, non ne avrebbe nemmeno Zelensky. «Ha ringraziato il nostro Paese. Io sono stata accolta benissimo non solo dalle istituzioni, ma anche dai cittadini». La premier è quindi soddisfatta per la missione «che avrà esiti concreti in vari settori». Dagli aiuti umanitari alle armi, dall'idea di ospitare in Italia a guerra finita una conferenza sulla ricostruzione, al progetto comune Roma-Odessa per l'Expo del 2030. Zelensky, dicono ancora da Palazzo Chigi, ha molto apprezzato che la premier abbia legato il concetto di «pace giusta» a quello di «vittoria dell'Ucraina». Insomma, la linea è la solita, draghiana, e non ci saranno correzioni.

Per questo Giorgia adesso vuol far decantare gli animi, evitando altre polemiche interne. Semmai, il governo dovrà lavorare per aumentare la internazionale su Mosca. «Per funzionare al meglio - conclude Giorgetti - le sanzioni devono essere applicate non solo dagli Stati del G7 ma da tutto il G20».

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