E a New York vince lo stile da «lady»

New York«Mi annoia la discussione sulla modernità: una cosa bella è bella per sempre». Marc Jacobs parla come un libro al termine della sua sfilata con cui New York si riappropria di uno stile che il popolo della moda chiama «Ladylike» perché non basta dire «da signora» e tantomeno «per bene» oppure «bon ton» per far capire il fenomeno nella sua complessità. C’è infatti l’American dream degli anni ’50 e ’60, quando tutte le segretarie sognavano di sposare un miliardario e si vestivano come le ragazze di buona famiglia: le gonne sono lunghe sotto al ginocchio e spesso a ruota, i colori sono neutri, nessuna parte del corpo è troppo scoperta o sottolineata e tutto ha un sapore di raffinata discrezione. In certi modelli, tipo il gilet-cappotto doppiato in pelliccia, oppure le giacchine double, si vede quel misto tra sportswear e couture creato negli anni 30 da Claire McCardell, stilista americana che perfino i francesi citano come inventrice del prêt-à-porter.
Del resto Jacobs da oltre 10 anni disegna le collezioni di Louis Vuitton, ma questa volta per la linea che porta il suo nome ha fatto qualcosa di speciale. Gli accessori sono divini: borsette a mano in coccodrillo, pelliccia oppure struzzo con le stupende forme di alcuni modelli vintage riveduti e corretti nelle proporzioni. Dello stesso segno le scarpe quasi sempre in struzzo, con il tacco a rocchetto e indossate con i calzini corti, perfetti per sintetizzare quel messaggio di falsa innocenza e sottile seduzione che questo stile può lanciare. Infatti il «Ladylike» è quanto di più perverso si possa immaginare: sembrare e non essere, i sogni son desideri come canta la Cenerentola di Walt Disney. Marc Jacobs come colonna sonora sceglie «Over the raimbow», canzone de Il mago di Oz e lancia un messaggio che ha il sapore di una favola: lusso, buon gusto, felicità.
Anche Victoria Beckham crede molto nel «Ladylike» inteso come tubini scolpiti sul corpo, semplici e raffinati modelli da sera costruiti attorno a un corsetto mozzafiato, con la solita gigantesca zip che attraversa l’intera schiena facendo immaginare momenti di grande passione. L’ex Spice Girl ha presentato la sua collezione nell’appartamento sulla 63ª strada in cui si svolgono la prima e l’ultima scena del film tratto da Sex & the City. Non è dato invece sapere dove e quando Madonna presenterà la collezione creata in esclusiva per Macy’s, l’equivalente newyorchese della nostra Rinascente. Di sicuro l’ex material girl ha un tale senso della moda e dell’immagine che il suo intervento stilistico sarà migliore di quello di alcuni designer statunitensi considerati geni solo perché piacciono ad Anna Wintour. Uno di questi è il giovane Zac Posen che per via della crisi non può più fare gli abiti da ballo che sembrano meringhe di tessuto e si deve cimentare con le esigenze del mercato. I suoi modelli da giorno erano una tragedia: tagliati male e cuciti peggio, per non parlare dei colori punitivi.


«Forever black, forever chic», dice invece Donna Karan con una collezione che per l’inverno dell’anno venturo non dice niente di nuovo ma lo dice benissimo perché in fondo questa giunonica signora da 25 anni sa fare quel che alle donne serve davvero: cappotti caldi e avvolgenti, eleganti completi con giacca, abiti e body in cui nascondere qualche chilo di troppo, il lusso inteso come comodità.

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