Ecco la patrimoniale da 18 miliardi

Se n'è accorto anche "il Sole24ore": con le manovre di Monti e Letta la tassazione si concentra tutta sul ceto medio

Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni
Il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni

di O ra anche la Confindustria ha staccato la spina alla politica economica e fiscale del governo Letta. IlSole24ore dedica il suo editoriale di ieri e una intera pagina alla critica delle patrimoniali spezzatino dei governi Monti e Letta a carico del risparmio privato diffuso in titoli. Esse generano un onere fiscale di 18 miliardi nel 2014, tre volte tanto i 6 del 2011. Una fetta dei 12 miliardi in più deriva dall'aumento dal 12,5% al 20% della cedolare secca sul risparmio a reddito fisso diverso dal debito pubblico e sui pacchetti di titoli azionari che non danno luogo a partecipazioni qualificate. L'altra fetta è costituita dalle tasse di bollo sui risparmi e sui conti correnti che vengono accresciute salvo per i conti di piccolissima entità. Con il consueto ragionamento sull'esonero dei «piccoli» e sulla tassazione degli altri, che sono i soliti noti, cioè i normali risparmiatori del ceto medio e minuto. Considerando che i proventi del risparmio diffuso sono diminuiti, perché i tassi di interessi percepiti si sono abbassati e i rendimenti azionari sono diventati meno buoni, questo aumento di tassazione tosa pecore il cui vello si è ridotto. La parola «patrimoniale spezzatino» con accanto l'aggettivo «diffusa», cioè soprattutto sul ceto medio, sinora per la Confindustria non era cattiva, ma buona. Indicava un insieme di tributi sui titolari di «rendite», il cui provento si potrebbe utilizzare per ridurre il carico fiscale su chi consegue profitti e redditi di lavoro dipendente (gli autonomi non contano): ossia i guadagni «di chi produce» e non le rendite della «ricchezza inerte» di chi risparmia. Eravamo solo noi che su Il Giornale e pochi altri fogli liberali, sostenevamo che la tassazione patrimoniale del risparmio del largo pubblico è un non senso specialmente per un Paese indebitato, la cui reputazione si regge sulla solidità dei suoi risparmiatori. Sostenevamo che i risparmiatori che investono in titoli e in immobili, facendosi piccoli patrimoni con la propria previdenza, sono di solito lavoratori dipendenti e autonomi e piccoli e medio piccoli operatori economici. I quali sgobbano e, sovente, con quel risparmio ingrandiscono la bottega, l'impresa, l'ufficio, aiutano i figli a farsene uno e completare la preparazione, creando ricchezza. O, anche, accantonano qualche soldo per il loro futuro, perché hanno ben diritto a godere il frutto delle proprie sgobbate. Ed eravamo noi che dicevamo che la nozione di «rendita» come frutto statico del risparmio, già anacronistica all'epoca di Marx era ormai un non senso nel Novecento, perché, come spiegava Einaudi, non c'è ricchezza che sussista senza costanti cure. E tale idea - a maggior ragione - è sbagliata nel XXI secolo. Il piccolo risparmiatore deve sorvegliare di continuo i suoi investimenti finanziari, perché un cattivo o impiego può diventar buono e viceversa. E sono le migliaia di risparmiatori che, con le loro decisioni, generano la saggezza imparziale del mercato, al di là delle fluttuazioni del momento. Ora la Confindustria è salita su questo carro e ci fa piacere. Osservo anche che una patrimoniale diffusa permanente sul risparmio di 18 miliardi al tasso di capitalizzazione del 3,3% equivale a una patrimoniale straordinaria di 30 volte, cioè di 600 miliardi. Togliendo i 6 iniziali, l'aumento di 12 miliardi di Monti e Letta equivale a un prelievo una tantum sui piccoli patrimoni di 400 miliardi. Aggiungo che gli aumenti sulla casa dall'Ici dell'epoca di Berlusconi all'Imu e Iuc (ex Tuc) ovvero Trise, essendo attorno ai 24 miliari, equivalgono a una patrimoniale straordinaria di 800. In totale queste nuove patrimoniali ordinarie spezzatino equivalgono a una patrimoniale una tantum di 1.200 miliardi a carico delle famiglie dei risparmiatori.

Da ciò derivano minori consumi, minore capacità di contrarre credito, minori garanzie per le banche, quindi minore crescita. Come fa Letta a dire che loro hanno risanato il malato con una terapia intensiva? Meno male che il nostro ceto medio ha le ossa dure...

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