Ora le Ong ribaltano la verità: "Perché non ci vogliono in mare"

Le Ong ignorano totalmente la necessità dei Paesi di ritrovare i principi di legalità e ipotizzano astrusi motivi per i quali ora l'Italia vuole la stretta

Ora le Ong ribaltano la verità: "Perché non ci vogliono in mare"

Questa mattina, Matteo Piantedosi si è presentato in Senato per un'informativa incentrata su migranti e Ong. Il ministro dell'Interno non ha utilizzato troppi giri di parole per rimarcare l'impegno del Viminale e di tutto il governo nel contrastare gli arrivi illegali nel nostro Paese. Al di là degli sbarchi autonomi, che rappresentano percentualmente la maggior parte degli arrivi in Italia, le Ong, come denunciato anche dall'agenzia europea Frontex, e ribadito da Matteo Piantedosi, sono un fattore di attrazione per i migranti che vogliono arrivare in Italia. Il cosiddetto "pull-factor" rassicura chi paga migliaia di euro ai trafficanti di uomini, che mettono a rischio migliaia di vite del Mediterraneo contando sulla presenza delle navi delle Organizzazioni non governative, che oggi alzano la voce e mistificano la realtà.

In Spagna, dove operano pochissime Ong in mare, o non vi operano per nulla, nel 2022 sono entrati 28.926 migranti irregolari, contro gli oltre 90mila dell'Italia. Un dato che fa riflettere vista la relativa vicinanza tra le coste spagnole meridionali e quelle del Marocco e dell'Algeria, tralasciando lo stretto di Gibilterra e Ceuta. A questo dato c'è da aggiungere che rispetto allo stesso periodo del 2021, la cifra è in calo del 19,5% e che la metà degli arrivi in Spagna è stato registrato alle Canarie. In Spagna si assiste a un calo mentre in Italia a un aumento vertiginoso e ci si potrebbe chiedere il motivo.

Nella sua informativa, il ministro ha sottolineato anche questo punto, non prima di aver spiegato, con dovizia di particolari, le azioni poste dal governo a tutela dei confini e della sicurezza nazionale nei confronti delle Ong che, all'inizio del mese, si trovavano ai bordi delle acque territoriali italiane. Su quattro navi, solo una si è diretta verso la Francia. Delle altre tre, due sono state sottoposte a divieto di ingresso e una, che aveva operato secondo protocollo, è stata fatta sbarcare a Reggio Calabria. Le due navi sottoposte a divieto sono state fatte entrare solo per i soccorsi, come previsto dal diritto internazionale, ma poi hanno arbitrariamente deciso di non lasciare le acque territoriali, occupando una banchina del porto di Catania.

Il governo ha annunciato che sta lavorando a ulteriori strette, per riportare la legalità nella gestione dei flussi migratori verso il nostro Paese e verso l'Europa, della quale il limite meridionale dell'Italia rappresenta un confine. Ma le Ong non ci stano e vogliono continuare a operare nell'assoluta anarchia, senza sottostare alle indicazioni dei Paesi e senza rispettare i basilari comportamenti richiesti in termini di diritto marittimo come, per esempio, la competenza territoriale dello Stato battente bandiera. Una delle strategie messe in atto dalle Ong è quella di forzare la definizione di "naufraghi" e di "profughi" davanti a coloro che, nella maggior parte dei casi, sono migranti economici, per i quali non è previsto alcun diritto di protezione.

"La guerra condotta contro le Ong è legata a una precisa volontà: non ci vogliono in mare perché oltre a soccorre noi denunciamo le omissioni di soccorso e i respingimenti di massa per procura", attaccano da Open Arms attraverso l'agenzia Adnkronos.

Ancora una volta, ribaltando la realtà e bypassando il concetto di legalità, la Ong si dice convinta che il governo italiano voglia fermarli "perché denunciamo le violazioni dei diritti umani che avvengono quotidianamente". Una narrazione che non trova riscontri nella realtà e che rimarca, ancora una volta, la distanza tra queste organizzazioni e il rispetto della sovranità delle leggi dei Paesi europei, in particolare dell'Italia.

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