"Era Re Giorgio...". "Non aveva alternative...". Lo scontro su Napolitano

La controversa figura dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano continua a dividere. Ecco le opinioni dei costituzionalisti Alfonso Celotto e Stefano Ceccanti

"Era Re Giorgio...". "Non aveva alternative...". Lo scontro su Napolitano
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Giorgio Napolitano è stato il primo presidente della Repubblica ad essere rieletto e le sue scelte hanno segnato il corso della Seconda Repubblica. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo raccolto le opinioni dei costituzionalisti Alfonso Celotto e Stefano Ceccanti.

Che giudizio dà dei due mandati di Napolitano come Capo dello Stato?

Ceccanti: “Penso che nelle difficili condizioni del Parlamento spaccato frontalmente in due nel 2006 in cui era stato eletto e poi in quello spaccato in tre nel 2013 sarebbe stato difficile fare meglio. E questo lo hanno giudicato le forze politiche rieleggendolo a larghissima maggioranza nel 2013. Peccato che non sia riuscito ad aiutare le forze politiche a varare insieme la riforma costituzionale che avrebbe stabilizzato il sistema, ossia, come ha ricordato il suo portavoce Cascella, un combinato di una legge elettorale con effetti maggioritari in grado di legittimare direttamente i Governi con norme costituzionali di ispirazione tedesca per evitare l'instabilità in corso di mandato”.

Celotto: “È stato un presidente importante. Molti lo ricordano come ‘Re Giorgio’ proprio perché è dovuto intervenire in una fase di crisi della politica. Ha iniziato il suo mandato con la felice vittoria dei Mondiali di calcio e, poi, si è trovato ad attraversare momenti molto difficili, nel 2011 e nel 2013. Come tutti ha fatto cose buone e cose cattive, però, è da ricordare come il primo presidente che ha fatto due mandati”.

È stato giusto rieleggerlo oppure il "doppio mandato" è stato un errore?

Ceccanti: “Nel parlamento eletto nel 2013, rigidamente spaccato in tre, che non era riuscito nelle settimane precedenti a comporre un qualsiasi Governo, dubito che fossero sul momento a disposizione alternative migliori”.

Celotto: “Il doppio mandato, in quel momento di crisi, è stata un’eccezione e lui l’ha letta in questo modo. La Costituzione non lo prevede, ma nemmeno lo vieta e anche la riconferma di Mattarella evidenzia che la crisi della politica non è finita”.

Quello del 2011 fu un golpe di Stato?

Ceccanti: “No, come tutti sanno fu un'implosione del centrodestra che si rivelò incapace di fare la riforma delle pensioni contro cui Bossi elevò il suo dito medio, mancata riforma che danneggiava l'intera zona Euro. Napolitano si trovò tra un centrodestra imploso e il centrosinistra Bersani-Vendola-Di Pietro che sarebbe stato ugualmente incapace di sciogliere quel nodo. Ricorse quindi a Monti, curando in ogni modo di tenere dentro Berlusconi, vincitore delle elezioni precedenti. I partiti accettarono perché il governo tecnico consentiva di fare le riforme attribuendole a Monti e non a loro stessi. Lo sappiamo tutti. Altrimenti se fosse stato un golpe Berlusconi non lo avrebbe rieletto convintamente”.

Celotto: “Usare la parola golpe mi sembra improprio perché il presidente della Repubblica ha il potere di individuare il governo più adatto per il momento. In quella fase di crisi serviva un esecutivo tecnico e il presidente della Repubblica ha, perciò, interpretato i suoi poteri in maniera elastica così da mettere in sicurezza l’Italia”.

Con Napolitano, la Costituzione materiale ha avuto la meglio su quella formale?

Ceccanti: “No, la Costituzione formale consente una pluralità di interpretazioni, ha margini di elasticità, che consentono al Capo dello Stato di fungere da motore di riserva se quello normale si blocca”.

Celotto: “La nostra Carta è breve e lascia spazio ampio spazio all’adattamento della forma di governo. sicuramente in questi ultimi anni, i vari organi di garanzia come il Capo dello Stato e la Corte Costituzionali sono spesso diventati poteri di amministrazione attiva, cioè si sono avvicinati di più alle scelte e alle decisioni politiche”.

Napolitano ha introdotto la stagione dei cosiddetti "governi del presidente". È stato un bene?

Ceccanti: “No, non l'ha creata Lui. C'erano stato già il Governo Dini e quello si era lasciato dietro per anni ben altre polemiche perché per varie e complesse ragioni Forza Italia e Alleanza Nazionale che avevano vinto le elezioni precedenti, si erano trovate fuori dalla maggioranza. Napolitano, costretto a un Governo del Presidente, volle a tutti i costi che quello strappo non si ripetesse e ci riuscì”.

Celotto: “I governi del presidente sono stati spesso evocati nella nostra

Repubblica, non solo da Napolitano. Basti pensare anche ai governi Ciampi e Dini. La verità è che negli ultimi 15 anni abbiamo avuto diversi governi fragili, a riprova della difficoltà di funzionamento della forma di governo”.

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